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Storie

La “manita”, i Challenger e l’obiettivo Slam: a tu per tu con Mattia Bellucci

Tra i tanti giovani italiani che si stanno affacciando nel tennis che conta, ce n’è uno che in questo inizio di 2022 ha ottenuto un’incredibile serie di successi: Mattia Bellucci da Busto Arsizio. Mancino classe 2001, allenato dapprima dal padre Fabrizio e dalla scorsa estate da Fabio Chiappini, l’azzurro è riuscito a vincere tra gennaio e la scorsa settimana ben cinque titoli ITF su sette finali disputate. Tutto sembrerebbe pronto per il salto di qualità.

Abbiamo fatto una chiacchierata con lui e ci ha raccontato del suo percorso, della sua crescita e delle sue ambizioni per il futuro prossimo. Di seguito l’intervista.

A tu per tu con Mattia Bellucci

Foto Instagram Bellucci

Quali sono le tue sensazioni dopo aver messo a segno questa bella “manita”?

“Sono molto soddisfatto. Sto lavorando bene da agosto dell’anno scorso, quando ho iniziato la collaborazione con il mio attuale coach, Fabio Chiappini. Ad inizio stagione, le premesse erano buone, sapevo di poter esprimermi bene a livello Futures ed anche oltre, ma era difficile prevedere un andamento simile. A prescindere dai risultati, è un inizio buonissimo, parlo della crescita tecnica, di una programmazione gestita molto bene. Ho fatto i 15mila fino a quando non sono riuscito a vincerli, poi ci siamo spostati sui 25mila su terra, per mettermi alla prova, ed è andata comunque bene. Adesso proveremo i Challenger per fare un altro step, vedremo come andrà”.

Ci racconti il tuo percorso nel mondo del tennis?

“Ho cominciato a giocare a tennis a quattro anni. Mio padre è maestro e dunque mi ha sempre seguito fino alla scorsa estate. Lui, in ogni caso, fa sempre parte della squadra. È molto importante per me la sua figura, perché mi conosce bene. Però ho deciso di affidarmi ad un’altra persona per tutti i problemi che si vengono a creare tra padre e figlio nei rapporti di questo tipo. Per quanto riguarda il campo, da piccolo ha avuto buoni risultati a livello nazionale fino ai 13-14 anni. Ho sempre giocato benino a tennis ma non avevo grandissime qualità fisiche, perciò ho sempre avuto qualche difficoltà ad esprimermi. Il periodo tra i 14 e i 17 anni è stato un po’ particolare, con scelte poco definite, mi sembrava di non progredire. C’è stato anche un periodo in cui non ho giocato tanto visto che ho fatto il percorso scolastico tradizionale. Ho alternato exploit importantissimi a brutte sconfitte. Avevo un rendimento abbastanza altalenante dal momento non c’era costanza nella mia vita. Alternavo gli Open nazionali ai Futures, e quando andavo ai Futures sembrava qualcosa di speciale, mentre sarebbe dovuta essere la normalità”.

Su cosa avete lavorato per ottenere una crescita così evidente?

“A livello tecnico, innanzitutto, abbiamo lavorato sul dritto. Da piccolo, considerate le mie caratteristiche, giocavo meglio col dritto rispetto al rovescio. Poi, però, crescendo non si è mai rivelato il colpo più naturale del mio repertorio. Dunque ci abbiamo lavorato, faticosamente, facendo delle modifiche, e sto migliorando tanto, non solo come solidità ma anche come intraprendenza, ci sto iniziando a fare gioco. Di conseguenza sto diventando incisivo non solo col rovescio ma pure col dritto. Inoltre, stiamo mettendo un po’ d’ordine, visto che in passato giocavo molto di smorzata, di pallonetti e di colpi particolari. Adesso cerco di essere più concreto. Ma ci sono ancora tanti margini di miglioramento”.

Foto Instagram Bellucci

Tema superfici: dopo cinque titoli sul cemento, è arrivato il primo sulla terra…

“Prima preferivo il cemento alla terra. Ora questa preferenza è quasi venuta a mancare. Per me è un passo in avanti incredibile. Prima se giocavo sul cemento ero molto positivo, mentre se giocavo sulla terra avevo un atteggiamento passivo, più attendista. Ero consapevole di giocarci peggio. Oggi, invece, entro su qualsiasi campo con la stessa mentalità. Sicuramente gioco ancora meglio sul cemento, però mi sento a mio agio anche sul rosso”.

I tantissimi Challenger in Italia nei prossimi mesi rappresentano un’opportunità ghiotta…

“Penso che li giocherò tutti, se le mie condizioni fisiche me lo permetteranno. Non che stia male fisicamente, anzi mi sento benissimo. Intendo che magari giocare tanti tornei di fila, facendo buoni piazzamenti, potrebbe essere difficile. Vedrò un pochino come organizzarmi, ma il linea di massima penso di partecipare a tutti i Challenger italiani e a quello di San Marino”.

Ti senti pronto per ottenere dei buoni risultati anche nei Challenger?

“Credo di sì, anche perché diversi fattori mi aiuteranno un po’. E mi riferisco ai cambi palla più frequenti, alle condizioni più veloci. Poi, storicamente, quando mi sono sentito stimolato a fare qualcosa ho sempre giocato bene. E adesso sono particolarmente stimolato”.

Obiettivi di ranking per il 2022?

“A inizio anno mi ero posto l’obiettivo di entrare tra i primi 450 al mondo: il traguardo è stato largamente superato. Ma è bello sognare e crederci fino in fondo. Quindi, entro fine anno, piacerebbe non solo mettere “il 2 avanti” ma anche avvicinarmi alle quali Slam. Ci proverò, lo prometto”.

Senti più vicino il cemento degli AO oppure il trionfo in un Challenger?

“Ti dico la verità, non è per accontentarmi, ma ritengo di aver bisogno di disputare tante partite nel circuito Challenger. Non posso ancora dire di poter provare a vincerne uno, perché alla fine di match in attivo ne ho solo due, una a Forlì ed una a Bergamo. Dunque non sono abituato a quel livello. Non è che non ci creda, ma sarà parecchio difficile. Forse è un pochino più realizzabile l’obiettivo delle quali Slam”.

A cura di Giuseppe Canetti

Giuseppe Canetti

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