Vedere una partita di Kyrgios a Wimbledon

Ci sono partite normali, bellissime partite, partite bruttine. Poi ci sono le partite giocate a Wimbledon, che vanno oltre ogni banale considerazione, perché vedere una partita a Wimbledon è una cosa differente da ogni altra esperienza tennistica. E poi c’è una categoria completamente a sé stante: una partita di Nick Kyrgios. Se poi viene giocata a Wimbledon, allora siamo all’apoteosi dell’unicità.

Il personaggio non ha bisogno di presentazioni. Sappiamo tutti di chi parliamo ed ogni parola in più sarebbe sprecata. Ma vedere l’australiano fare il suo ingresso sui campi dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club – nello specifico sul campo 3 – è qualcosa di difficile da descrivere.

Sulla carta non c’è nulla di più distante. Da una parte la sacralità della storia, della tradizione, del “codice” britannico. Dall’altra l’attore scanzonato, irriverente e istrionico. E invece non esiste teatro sul pianeta in cui Nick si senta più a suo agio. Forse secondo solo a casa sua, alla sua amata Australia.

Una volta in campo, comincia lo show. Uno show fatto di scambi spettacolari, di fendenti micidiali, di corsa leggera e colpi pesanti. In questo primo turno davanti a lui c’è un ragazzo di York, Paul Jubb, mai entrato tra i primi 200 del mondo, ma che ha deciso di vendere molto cara la pelle e non limitarsi al ruolo di comparsa. Kyrgios, come spesso gli succede, è una pentola a pressione. Parla con il pubblico, rimprovera se stesso, polemizza con l’arbitro. E poi parla con l’arbitro, polemizza con se stesso, rimprovera il pubblico. E poi urla al suo angolo.

È un monologo infinito, alternato a servizi devastanti e a tweener inutili. Quando non ci sono problemi, li crea. Sembra quasi che lo faccia apposta. E quando il match sembra pendere dalla sua parte si inventa qualcosa per complicarlo. La personalità, d’altronde, è di quelle controverse, per usare un eufemismo. Jubb lotta, Nick si calma. E poi di colpo s’accende. Alterna un urlo al tifoso in prima fila ad un applauso al suo avversario.

Sarebbe un match normale, uno di quelli di cui parlavamo in apertura d’articolo. E invece diventa un film. Un po’ commedia, un po’ dramma. Come tutta la carriera di questo australiano che sarebbe potuto essere un fenomeno. Si va al quinto set. Kyrgios va a servire per il match, Jubb trova incredibilmente il modo di strappare il servizio all’avversario. Ora è molto poco commedia e molto dramma. I fan inglesi sugli spalti impazziscono. Nick ora rischia il tilt. Sai quanti ne ha buttati via di match così.

Ma il tilt non arriva, anzi. Arriva una reazione di classe e di orgoglio. Un finale perfetto per un cortometraggio diventato un kolossal di cinque set. In perfetto stile Kyrgios, in perfetto stile Wimbledon. E siamo solo all’inizio.


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