Ambizioni, grinta e un mancino da paura: Giulio Zeppieri, detto anche “Zeppo”, è pronto ad esplodere. Sono i numeri a parlare. E ci riferiscono di un classe 2001 quattordicesimo nella Race to Milan (la classifica per accedere alle Next Gen ATP Finals) e numero 167 al mondo. Di un giocatore che ormai batte avversari più esperti e più in alto nel ranking con una certa regolarità.
Il romano ha vinto il suo primo titolo Challenger nel 2021, a Barletta. Mentre nel 2022 ha debuttato nel main draw agli Internazionali d’Italia e al Roland Garros, superando in entrambi i casi le qualificazioni. Memorabile il suo show alla fine dell’ultimo match preliminare a Parigi (contro il beniamino di casa Sean Cuenin), quando ha zittito il pubblico francese che gli aveva riservato un trattamento per nulla sportivo durante tutto l’incontro. Un gesto emblematico, sinonimo di un carattere forte, di un ragazzo che ha la giusta personalità per emergere.
Lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato cose molto interessanti.
Riavvolgiamo il nastro, tornando al biennio 2020-2021, contrassegnato dal Covid e da tutte le sue conseguenze. Quanto è stato difficile questo periodo per un tennista in rampa di lancio?
“Sicuramente è stato un periodo complicato, un po’ per tutti. Anche per coloro che stavano giocando bene in quel momento. Io avrei voluto continuare a scendere in campo e fare bene, ma non è stato possibile per i motivi che tutti conosciamo. È stato molto difficile anche ricominciare, dopo tre mesi di stop”.
Il primo titolo Challenger a Barletta. Cosa ti porti dietro di quel torneo?
“Ho un ricordo bellissimo, perché comunque è stata la mia prima vittoria, alla mia prima finale Challenger. Sono contentissimo di averla giocata con Flavio (Cobolli, ndr) che è un mio grande amico. Il torneo è stato molto difficile, c’erano tanti giocatori validi e ho lottato parecchio. Ero reduce da un periodo in cui stavo lavorando e giocando bene, avevo buone sensazioni. La vittoria è stata la ciliegina della torta di un’ottima estate”.
Il 2022 è stato finora un anno zeppo di soddisfazioni, novità e cambiamenti. Credi sia arrivato il momento della svolta?
“Si, ci sono stati tanti cambiamenti. Ho cercato di investire più su me stesso, ho preso decisioni importanti e molto difficili (cambio coach, ndr). Sono contento di come sto lavorando e di come ho cambiato il mio atteggiamento un po’ su tutto. Sto lavorando molto bene anche fuori dal campo. Mi sono tolto qualche soddisfazione, ma so che posso e devo fare ancora meglio”.
Su cosa avete deciso di focalizzare gli sforzi tu e il tuo team?
“Stiamo lavorando tanto in generale. Sto più ore in campo, idem in palestra. Voglio migliorare fisicamente, anche per essere pronto a giocare più settimane di fila. Sto lavorando molto sull’aggressione del gioco, per diventare più propositivo. Inoltre ci stiamo concentrando sull’andare a prendere la palla mentre sale affinché possa far male con i miei colpi. Sto cercando di perfezionare il collegamento tra il servizio e il dritto. Sul lato tecnico stiamo portando avanti un lavoro d’attacco”.
Che rapporto hai con le pressioni?
“Piano piano, considerando la mia giovane età, sto maturando molto sotto l’aspetto caratteriale. Sto lavorando molto su me stesso, anche fuori dal campo. Sono molto contento di come sto andando”.
Quanto è stato bello, da italiano, zittire Parigi?
“Tanto, anche perché il pubblico non si è comportato benissimo. Ho avuto una mia piccola rivincita. Mi sentivo di farlo e l’ho fatto”.
E, da romano, debuttare nel main draw a Roma?
“Emozioni uniche. Molto più forti di quelle provate a Parigi, senza ombra di dubbio. Vincere l’ultima partita di qualificazioni, in quel modo, con un Pietrangeli pieno, è stata un’emozione indescrivibile”.
Cosa ti hanno dato queste due esperienze?
“Giocando partite a livello ATP, ho capito su cosa devo migliorare per poter arrivare a quel livello. Il match a Parigi contro Hurkacz ci ha fatto vedere un po’ a tutti le differenze più nette, e lavorerò su questo”.
L’erba di Wimbledon, come è stata?
“Non avevo mai giocato sul verde. Sono arrivato a Londra sabato notte, ho fatto un’oretta di pratica la domenica mattina ed un’altra il pomeriggio. È stata la prima volta in assoluto in cui mi sono cimentato su questa tipologia di superficie. E devo dire che sono contento, perché ho fatto una buona partita contro un ottimo giocatore. Magari nessuno lo sa, ma Masur è un tennista di esperienza, che già si era qualificato a Wimbledon nel 2021 e che quest’anno aveva già giocato altri tornei sull’erba prima che ci incontrassimo. Quindi, vi dico che l’anno prossimo farò sicuramente qualche torneo sull’erba, perché so che posso giocare bene, soprattutto a Wimbledon”.
Sicuramente avrai dato uno sguardo al tabellone, pronostici?
“Credo che Berrettini abbia avuto un buon sorteggio, può arrivare di nuovo fino in fondo, se gioca ai suoi livelli. Tornare dall’infortunio e vincere due tornei è una cosa assurda, se ci pensi. Dunque è uno dei favoriti, poi chissà. Più difficili gli accoppiamenti per gli altri azzurri. Soprattutto Musetti, Sonego e Vavassori non hanno pescato bene”.
Quali saranno i tuoi prossimi tornei?
“Ora mi allenerò una settimana e poi sarò probabilmente al Challenger 125 di Braunschweig o a quello di Salisburgo. Successivamente proverò a giocare le qualificazioni in Europa per qualche ATP 250. Vorrei vedere come me la cavo con gente che ha una classifica ancora più alta. Lì è dove voglio arrivare, quindi prima inizio meglio è, secondo me”.
Obiettivi di ranking per il 2022?
“Non ci abbiamo pensato tanto, visto che sono reduce da un periodo di cambiamenti, in cui ci stiamo conoscendo. Credo che posso arrivare entro fine anno tra i primi 140-150”.
Non è un traguardo troppo lontano…
“Già, poi può essere che le cose vanno ancora meglio… L’obiettivo principale è quello di arrivare presto in top-100”.
A cura di GIUSEPPE CANETTI
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