Uno è nato nel 1998 e a 23 anni sta raggiungendo la piena maturità tennistica. L’altro è nato nel 2003 e sta bruciando tutte le tappe, secondo (per ora) solo a Carlos Alcaraz in termini di precocità di gioco, di risultati e di personalità. Parliamo del più grande tennista norvegese della storia, al secolo Casper Ruud, e di quello che sarà (e per certi versi già è) il migliori tennista danese di sempre. Non ce ne voglia il buon Kenneth Carlsen, premiato sette volte tennista danese dell’anno e capace di vincere tre titoli Atp. Ma con Holger Rune parliamo proprio di un altro pianeta.
I due, Ruud e Rune, si sfideranno mercoledì al Roland Garros in un quarto di finale inedito e in un certo senso storico, per loro e per i rispettivi Paesi. Mai un tennista danese e uno norvegese si sono sfidati a livelli così alti, in un quarto di finale di uno Slam. E mai loro due si erano qualificati per un turno così prestigioso. Un dato che ci dice molto sul percorso di crescita di entrambi. Basato sul lavoro, sull’impegno, sulla caparbietà e la determinazione, quello di Casper, da predestinato assoluto quello di Holger.
Ruud, come noto, è figlio d’arte. Prima della sua esplosione, papà Christian era stato il miglior prodotto tennistico che si fosse mai visto a Oslo e dintorni. Negli anni Novanta è riuscito ad arrivare al quarto turno agli Australian Open e numero 39 del ranking Atp. Il primogenito Casper ha già fatto molto meglio, ma non tutti credevano in lui. È stato il lavoro fatto in Spagna alla Nadal Academy a temprarlo, forgiarlo e costruirlo come uomo e giocatore. Di certo il talento non mancava e la combinazione delle sue cose si è tradotta in top-10, Atp Finals e numerosi tornei vinti, soprattutto (e non a caso) sulla terra battuta.
Terra battuta che è sempre stata la superficie preferita anche di Holger Vitus Nødskov Rune. Anche per questo colpiscono, andando a rileggerle, le parole pronunciate due anni fa dallo stesso Rune, appena diciassettenne, che spiegava come il record di Nadal di 13 vittorie al Roland Garros fosse tutto sommato raggiungibile e che sarebbe stato proprio lui a riuscire nell’impresa. Parole che all’epoca furono prese con parecchia ironia, che ancora adesso sembrano quantomeno un po’ avventate, ma che assumono tutti un altro significato se osserviamo quello che sta combinando il giovanissimo danese oggi.
Grazie alla vittoria contro uno dei favoriti per la vittoria finale – Stefanos Tsitsipas – Rune si ritrova catapultato nell’elite del tennis mondiale, a giocarsi i quarti di uno Slam e virtualmente già in top-30. Se non è un predestinato questo, allora è difficile trovarne altri (Alcaraz non si offenderà). Mamma Aneke lo capisce subito. Sembra un po’ il percorso prorompente fatto da Sinner proprio due anni fa. Holger, in una intervista rilasciate poche settimane fa a Tennis Fever, ci raccontava come il suo obiettivo di quest’anno fosse vincere almeno un torneo Atp 250 e che, essendoci già riuscito a Monaco, puntasse ora ad un Atp 500. Avanti di questo passo, potrebbe anche andare oltre.
Holger e Casper, Casper e Holger. I volti nuovi della rinascita del tennis scandinavo. Rinascita, perché nonostante in Danimarca e Norvegia di grandi tennisti non se siano mai visti molti, non si può certo dire lo stesso del più grande e popoloso dei paesi scandinavi, la Svezia, che ha sfornato alcuni dei più grandi interpreti di ogni tempo del nostro sport. Bjorn Borg, Mats Wilander, Stefan Edberg sono solo alcuni dei nomi che rimarranno per sempre impressi nella memoria collettiva del tennis mondiale.
Ebbene, da anni ormai, il movimento svedese non produce più giocatori di alto livello (con buona pace dei fratelli Ymer). Nell’attesa, il vuoto è stato colmato da un ragazzo di Oslo e uno di Copenhagen. Segno dei tempi che cambiano, di un tennis sempre più globale e globalizzato e di una nuova generazione di tennisti che ha già cominciato ad imporsi. E allora, non resta che godersi lo spettacolo. I precedenti dicono Ruud, ma il pronostico non è mai stato così incerto.
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