Come vi abbiamo raccontato, il cinquantanovesimo Nadal-Djokovic, andato in scena allo Stade Roland Garros, si è risolto in favore dello spagnolo, dopo un’epica battaglia durata oltre quattro ore. E così, Rafa prosegue spedito verso la quattordicesima affermazione nel torneo parigino, che vorrebbe dire Slam numero ventidue nel suo incredibile palmarès. Tra lui e la finale c’è Alexander Zverev, che l’ha spuntata in un match tesissimo al cospetto di un altro iberico, Carlos Alcaraz. Intanto, in attesa del penultimo atto, vi proponiamo un’analisi sul confronto di ieri sera tra il Re della terra rossa e il serbo leader del ranking mondiale.
Nadal-Djokovic, le chiavi della sfida
La partita di ieri sera tra Nadal e Djokovic è stata contrassegnata da diversi momenti, in cui le due leggende del tennis contemporaneo se le sono date di santa ragione. Il primo a ruggire è stato il maiorchino, autore di un set d’apertura letteralmente da urlo. Rafa ha dominato grazie ai suoi dritti imperiosi, annullando ogni tentativo del serbo di cacciare la testa fuori dal sacco. L’iberico, inoltre, ha messo costantemente pressione sul servizio di Djokovic e la percentuale di prime del serbo è rimasta al di sotto del 50%. Nole, dal suo canto, ha commesso svariati errori non forzati, dodici per la precisione: troppi quando si affronta uno come l’iberico. Il punteggio al termine del parziale, 6-2, lascia poco spazio ad altre interpretazioni.
Nel secondo atto, però, il numero uno al mondo ha reagito adottando un approccio aggressivo in risposta all’ottima partenza di Rafa (che al rientro in campo aveva addirittura allungato sul 3-0). Determinante per Djokovic il fatto che abbia iniziato a giocare i suoi dritti da una posizione di campo avanzata, mettendo Nadal sotto pressione per la prima volta nella partita. Di conseguenza, lo spagnolo ha iniziato a commettere errori non forzati più frequentemente (19 in totale) consentendo al serbo di inanellare quattro giochi consecutivi e di portarsi in parità con un 6-4.
Come Nadal ha riportato l’inerzia dalla sua parte
Considerata la lunga maratona a cui è stato costretto Nadal contro Felix Auger-Aliassime, quando Djokovic ha pareggiato i conti, in molti credevano che il serbo avrebbe preso alla lunga il sopravvento. Ma così non è stato.
Infatti, Nadal ha cominciato a giocare colpi più alti e con più top spin, al fine di non consentire a Djoker di rispondere da una posizione troppo avanzata. Ha continuato con tale tattica per tutto il terzo set, dispensando dritti lungolinea e rovesci a campo incrociato, facendo spostare il nativo di Belgrado sul lato del diritto. Il risultato è che Djokovic non ha potuto sferrare colpi troppo potenti, perché tirati da una condizione di staticità. Nadal ha dunque riguadagnato la supremazia breakkando Nole nel primo e nel quinto game del terzo set. Poi è riuscito a mantenere il servizio fino alla fine, aiutato dai ben sedici gratuiti dell’avversario. Quest’ultimo, tuttavia, ha rifiutato di arrendersi e ha lottato duramente nel quarto atto dell’incontro, allungandolo al tiebreak. Nel mini-parziale decisivo, con entrambi i giocatori stremati, sono stati i nervi a fare la differenza.
La considerazione
Vedere due tennisti ultratrentenni giocare in questo modo è sempre sbalorditivo. Ma non dobbiamo dimenticarci chi sono Nadal, Djokovic e Federer. Il maiorchino, in particolare, è tornato in campo da poche settimane dopo vari mesi di stop per un infortunio alle costole. E c’è da sottolineare che soffre da lungo tempo di un problema al piede abbastanza doloroso. A 36 anni, con 91 titoli in bacheca, di cui 21 Slam, Rafa è una belva ferita, ma ancora tanto affamata. Signori, questo è il motivo per cui a volte si storce il naso quando si sente parlare di certi paragoni. Le nuove leve hanno davvero parecchio (tendente all’infinito) da dimostrare.
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