IL CORSO MAESTRI. Questo diario non inizia al Foro, ma al Palazzo delle Federazioni, in Viale Tiziano. Nell’aula al primo piano, alle 9 di mattina in punto, assieme al bravissimo Rocco Rocco El Camionero Marinuzzi, e con la supervisione di Michelangelo Dell’Edera, Direttore dell’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi”, tengo una lezione di due ore al corso per Maestri Nazionali. Nulla di tecnico, ovviamente, non posso certo insegnare il diritto e il rovescio.
Il mio intervento è sul tema delle varie superfici e su come sfruttarne le diverse caratteristiche per la crescita dei giovani. Perché, come abbiamo visto anche in questi giorni, ormai occorre mirare a costruire tennisti completi, universali, in grado di fare tutto, su tutte le superfici. La platea, tanti bei ragazzi giovani ed entusiasti, ha come sempre un effetto benefico e motivante sul ragazzino sognante che si agita in fondo al mio corpo da 50enne.
I VECCHI AMICI. Arrivo al Foro e oggi ritrovo, con grande gioia, due vecchi amici dei tempi in cui ero Presidente del Comitato Regionale Lazio. Il grande
Marco Graziotti (a sinistra nella foto in apertura) vice presidente vicario del Comitato, buon seconda categoria, persona di grande competenza, educazione e buon senso, e il mitico
Massimiliano Brocchi (a destra nella foto) vice presidente, consulente dell’istituto di Formazione, esperto di videoanalisi, marketing, aspetti fiscali, e in generale esperto di tutto ciò che è tennis. In mezzo a due amici così, ho passato una giornata stupenda.
QUANDO CONTA DAVVERO. Stiamo lì a guardare un bellissimo match tra Zverev e il piccolo, bravissimo argentino Baez, e la perla di saggezza la tira fuori Marco. “Hai visto Zverev, e in generale i top player? Magari nei primi games del set non si spendono troppo nei turni di risposta, e si limitano a tenere il loro servizio. Ma poi quando il set va avanti, alzano il livello e trovano il break”. E puntualmente, a metà secondo set, Zverev brekka l’ottimo Baez, chiudendo di fatto il match.
COSA ALLENANO I DOPPISTI. Ci spostiamo sul campo 4. Doppio Sonego Nardi contro Kraviez e Mies, coppia tedesca da Davis. Impressionante la reattività della coppia germanica, a rete, sul bombardamento da fondo di Luca e Sonny. Marco mi fa: ma certo, hai mai visto come si allenano gli specialisti del doppio? Per ore, non fanno altro che tirarsi pallate addosso, per lavorare sui riflessi”. Marco ne sa. Quanto ai nostri, Sonego anche in doppio è un pochino dimesso, si porta dietro il momento di scarsa fiducia, mentre Nardi fa un pochino di confusione a rete, ma mette anche a segno alcuni punti davvero pregevoli, sia coi passanti, sia con le conclusioni al volo. Nardi (che dal vivo è più alto di quanto sembra in TV, era quasi quanto Sonego che è 1.91) può fare tutto. Doppio, triplo, quadruplo, sulla terra, sulla sabbia, sul ghiaccio, sullo sterco di mucca… ovunque.
RAFA LO STRATEGA. Torniamo sul centrale e assistiamo a qualche scampolo di Isner Nadal. Una mattanza. Ma io dico, ma possibile che in 20 anni che lo vedo giocare Rafa Nadal non ha mai, mai sbagliato la scelta del colpo da giocare, dove tirare, con quale rotazione, con quanta velocità? Possibile che non abbia mai sbagliato una scelta in vita sua? Io la trovo una cosa paranormale.
RADIO UNO LO SPORT. Usciamo e ci dirigiamo verso i campi da padel a cercare un pochino di ombra (oggi era da creme solari), quando mi chiama l’amico Gabriele Brocani di Radio RAI, dove ogni tanto sono ospite radiofonico. Gabriele mi chiede soprattutto dei giovani azzurri, ma anche lì la lingua batte dove il dente duole “eh certo Roberto, noi ne abbiamo tanti, sicuramente si sta lavorando bene, ma la Spagna ne ha uno, Alcaraz, che vale più di tutti i nostri messi assieme!”. Si chiama sintesi giornalistica, ma ragazzi, una coltellata al polmone mi avrebbe fatto meno male.
QUIET PLEASE Torniamo al Centrale, dove Swiatek sta maltrattando la rumena Ruse, effimero flirt estivo del nostro rubacuori Lorenzo Musetti. Io e Marco siamo lì che chiacchieriamo a bassa voce, parlando delle squadre del nostro Circolo, quando una ragazza davanti a noi, con il braccialetto degli ospiti degli sponsor, si gira con tono finto educato e ci fa: “vi chiedo scusa, potrei chiedervi per favore di fare silenzio?” Io e Marco ci guardiamo attoniti
andiamo entrambi al Foro da quando avevamo i pantaloni corti, e non ci era mai capitata una cafona simile. Ovviamente, per carità di patria, facciamo finta di nulla, ma dopo una decina di minuti ci avviamo verso l’uscita e ci salutiamo.
UN SOGNO CHE SI AVVERA. La chiusura è per il derby tra Fabio e Jannik.
Se una dozzina di anni fa, quando venne inaugurato il nuovo Centrale, mi avessero detto che un giorno avrei assistito a un match di secondo turno in sessione serale, con il tutto esaurito, tra due azzurri entrambi capaci di entrare nei primi 10 del mondo, beh, avrei preso il mio interlocutore per un pericoloso visionario.
Cari amici, il Diario si chiude qui, si torna in ufficio.
Grazie a tutti quanti hanno seguito queste righe e sempre forza azzurri!