In un’intervista di un paio d’anni fa, Serena Williams ha rivelato che la sua fonte d’ispirazione è Althea Gibson. Un nome che a molti può sonare poco famigliare e per questo oggi vi raccontiamo chi è e perché è considerata una delle tenniste che ha fatto la storia.
“Per me è stata la più importante pioniera del tennis. Lei era nera, come me, e ha aperto moltissime porte a tutte le afroamericane nello sport. È stata una delle persone più influenti ad essere mai scese su un campo da gioco”.
Queste le parole di Serena Williams in un’intervista di un paio d’anni fa. La 23 volte campionessa slam si stava riferendo al suo modello di vita più che tennistico, Althea Gibson. Un nome che a molti può suonare poco conosciuto e, proprio per questo, oggi vi raccontiamo la sua storia.
Althea Gibson è stata una delle protagoniste assolute prima dell’era Open, nonostante fosse ostracizzata dall’American Tennis Association (ATA). Il primo invito ad un evento dello slam ci fu nel 1950 a quello che veniva chiamato United States National Championship (l’attuale US Open).
Con la partecipazione al torneo (perderà al secondo turno con la campionessa di Wimbledon, Louise Brough), la Gibson diventa la prima afroamericana a scendere in campo in uno slam.
L’anno successiva diventa la prima afroamericana a partecipare al torneo di Wimbledon all’All England Club e raggiunge il terzo turno.
Nel 1953 arriva ai quarti di finale a Flushing Meadows, ma è al Roland Garros 1956 che tutti si accorgono di lei. Con la testa di serie numero 3 riesce a sconfiggere in finale Angela Mortimer (testa di serie numero 1) e diventa la prima donna afroamericana a trionfare in uno slam. Oltre il titolo nel singolare, nella stessa edizione si porta a casa anche la coppa di doppio con Angela Buxton.
L’anno successivo vince sia a Wimbledon che e allo US Open, diventando la prima afroamericana a riuscirci. Nel 1958 difende entrambi i titoli ed è nominata Atleta Donna dell’Anno (in entrambe le stagioni).
Althea diventerà anche la prima donna nera a finire sulle copertine di Sports Illustrated e Time. Prima di ritirarsi nel 1958, nella sua bacheca conta 56 titoli, tra cui cinque slam in singolare, cinque in doppio e uno in doppio misto.
I giocatori prima dell’era Open non ricevevano montepremi per i loro risultati ottenuti. Fu così che Althea decide di diventare professionista per mantenersi. I successi, però, scarseggiano e persino l’All England Club le vieta di entrare nei suoi campi, nonostante fosse stata una campionessa del torneo.
Nel 1964, quindi, cambia sport e diventa la prima donna nera ad unirsi al circuito femminile di golf (LPGA), raggiungendo il best ranking di numero 27 del mondo.
Si spegne nel 2003 a soli 76 anni.
I riconoscimenti per lei, però, non finiscono qui. È stata introdotta sia nella Tennis Hall of Fame che nell’International Women’s Sports Hall of Fame. Inoltre, è nella lista delle 100 atlete più influenti della storia secondo Sports Illustrated. Nel 2019 è stata eretta una statua (la seconda in tutto l’impianto) in suo onore all’interno del complesso di Flushing Meadows.
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