Tra i giovanissimi giocatori che si stanno facendo largo nel panorama tennistico internazionale, ci sono tantissimi italiani. Spesso e volentieri vi abbiamo fornito approfondimenti su quali siano i migliori azzurri in rampa di lancio e oggi vogliamo fare altrettanto soffermandoci su Samuel Vincent Ruggeri.
Il bergamasco classe 2002, numero 623 al mondo (e 561 in doppio), dopo tre finali perse, ha conquistato domenica a Sharm El Sheikh il suo primo titolo ITF (in singolare) battendo nel derby italiano Giovanni Oradini. Lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato molte cose interessanti.
L’intervista a Samuel Vincent Ruggeri
Ciao Samuel, come va?
“Eh, sono abbastanza stanco. È dal 22 gennaio che sono fuori casa, impegnato in questa trasferta impegnativa”.
Dopo diverse finali perse per un soffio, è arrivato il primo titolo: che emozione è?
“Sicuramente è stata una vittoria molto gratificante. Anche perché nel corso delle prime due finali sono stato molto vicino al successo, ma mi è sempre mancata la lucidità per ottenerlo. Poi la terza finale contro Gigante è andata via un po’ troppo velocemente, con Matteo che è stato molto bravo, mentre io ero molto nervoso. Domenica, invece, ho messo da parte l’emozione e mi sono concentrato sulla partita, riuscendo a giocare il mio tennis”.
E adesso?
“Adesso non c’è riposo. Gioco altri due o tre tornei qui a Sharm, cercando di racimolare ancora qualche punto per salire di ranking. Poi, sicuramente mi prenderò una ventina di giorni di riposo vero. E in seguito deciderò se andare verso i Challenger o continuare con il 25 mila”.
Sei ansioso di giocare nei Challenger?
“Ho giocato un Challenger l’anno scorso ad ottobre, a Ortisei. Ho fatto le quali, ed è stata abbastanza dura. Ero molto emozionato e non sono riuscito a giocare il mio tennis. Ma è stata comunque una bella esperienza, direi produttiva. Nel 2022 si parte con un’altra mentalità”.
Ci racconti il tuo percorso nel tennis?
“Sicuramente sono stato un po’ indirizzato, dal momento che i miei genitori giocavano a tennis. A partire dall’età di tre o quattro anni mi è iniziato piacere sempre di più questo sport. Volevo provare, vedere dove sarei stato capace di arrivare. Ho deciso subito di voler fare il tennista. Quindi ho iniziato con mio padre, giocando dai 4 anni fino ai 14 assieme a lui”.
E hai trovato subito la quadra?
“Sì, sin da piccolo, quando militavo nella Bergamasca o nella Lombardia, giocavo molto bene, sono riuscito a togliermi delle belle soddisfazioni già dai primi tornei. E questo mi ha aiutato ad avere voglia di impegnarmi sempre di più”.
Ci parleresti del tuo modo di giocare, dei tuoi punti forti e di quelli deboli?
“Essendo abbastanza alto, ho un gioco molto aggressivo. Punto tanto sul servizio, sui primi colpi, vado spesso a rete per chiudere l’azione velocemente. Diciamo che il mio tennis si basa sul servizio, sulla risposta e sui primi colpi dopo l’inizio dello scambio. Dovrei migliorare sull’aspetto della solidità, soprattutto nei momenti decisivi. Sono ancora molto frettoloso e titubante. Ma questa è una cosa che sto cercando di risolvere giocando più partite possibili”.
C’è un giocatore al quale ti ispiri?
“Il mio modello e il mio idolo è da sempre Roger Federer. Infatti, a grandi linee, prendo spunto dal suo gioco aggressivo, propenso ad andare a rete”.
Tre titoli vinti in doppio in questo 2022 dopo averne conquistati diversi lo scorso anno. Ti senti uno specialista?
“Mi diverto tanto in doppio, mi piace giocarlo. E il mio gioco mi aiuta parecchio ad ottenere buoni risultati in coppia. Si può dire che mi sento molto a mio agio in doppio. Adesso ho trovato un nuovo compagno, Francesco Vilardo, con cui ho disputato due tornei, mi trovo davvero bene con lui. Siamo un bel mix”.
I prossimi obiettivi: dove vuoi arrivare nel 2022?
“Come obiettivi puramente di campo, vorrei essere più concreto e portare il mio gioco a basarsi maggiormente sul servizio. In termini di classifica, mi piacerebbe finire l’anno tra i primi 300-400”.
E nel 2023 dove ti vedi?
“Sotto i 150!”.
In bocca al lupo Samuel!
a cura di Giuseppe Canetti
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