“Caro Delpo,
mi sembra impossibile dover scrivere questa lettera perché è la prima volta che assisto al momento in cui il mio supereroe sportivo si ritira dalla scena. Mi hai accompagnato praticamente per metà della mia vita, da quella sera estiva del 2009 in cui, casualmente, ti ho visto giocare quella finale su SportItalia (nemmeno so perché stavano dando il tennis).
Avevo 14 anni e sì, già mia madre e mio nonno avevano provato a farmi appassionare a questo sport, ma non è che ci fossero riusciti così tanto. Dopo quella partita, però, è cambiato tutto. Io ho sempre tifato per chi, almeno apparentemente, non può vincere. Ho sempre creduto e sperato nella sorpresa sportiva, in quel miracolo che ‘Non succede, ma se succede’…
Beh, da un lato c’era Roger Federer, il favorito per antonomasia, quello che tifano tutti. Dall’altro un ragazzo argentino con la canottiera, la fascia in testa e un dritto da capogiro.
Per un ragazzino alto per l’età che ha e con i capelli un po’ lunghi, beh è molto facile prendere una decisione su chi tifare. Ho seguito per la prima volta una partita dal primo all’ultimo scambio, appassionandomi a quei colpi che partivano e quel miracolo che stava accadendo.
A settembre mi sono segnato a tennis e, manco a dirlo, avevo la tua fascia sui capelli e provavo (forse più speravo) di fare i tuoi stessi colpi. La mia carriera è finita presto, la tua stava decollando. Ogni volta, però, sul più bello c’erano intoppi: infortuni su infortuni. Tu, però, tornavi sempre e ogni volta sembravi più forte di quando te ne eri andato.
‘Mamma, mamma torna a giocare Delpo, non vedo l’ora’. Quante volte l’avrò detto.
E anche questa volta gliel’avevo detto. ‘Mamma, Delpo torna a Buenos Aires e poi a Rio. Quanto spero venga a Roma’. Domenica, però, mi è toccato darle un’altra notizia su di te: mi si è stretto il cuore a dirle che non giocherai più.
Grazie per le emozioni che mi hai regalato e all’insegnamento più grande che da te ho preso: mai arrendersi a tutte le sfide e le difficoltà che la vita ci mette davanti.
Grazie Delpo,
Stefano, un tuo fan”.
Versione spagnola
“Querido Delpo,
No puedo creer estar escribiendo esta carta ya que es la primera vez en mi vida que voy a ser testigo del momento en el que mi superhéroe deportivo se retire.
Me acompañaste prácticamente la mitad de mi vida, desde esa noche de verano del 2009 en la que, casualmente, te vi jugar esa final en SportItalia (ni siquiera sé porque estaban pasando tenis).
Tenia 14 años, mi mamá y mi abuelo ya habían tratado de hacerme apasionar a este deporte, y no lo habían logrado. Pero después de ese partido cambio todo.
Por un lado, estaba Roger Federer, el favorito por excelencia, por el que todos hinchaban.
Del otro lado un pibe en musculosa, la vincha en la cabeza y un drive impresionante.
Para un pibe de pelo largo y alto para la edad que tenía diría que fue bastante fácil decidir por quien hinchar.
Mire por primera vez un partido desde el primero hasta el ultimo punto, entusiasmado por los golpes y el milagro que estaba presenciando.
El siguiente septiembre me anote en tenis, y no hace falta aclararlo, tenia tu vincha e intentaba (quizás mas esperaba) replicar tus golpes.
Mi carrera termino pronto, la tuya estaba despegando.
Pero cada vez que parecía que estabas en tu mejor momento siempre lo mismo: una lesión después de la otra.
Pero vos volvías siempre y cada vez parecías mas fuerte de cuando habías parado.
‘Mamá, mamá vuelve a jugar Delpo, no veo la hora. Cuantas veces lo habre dicho. Y esta vez también se lo había dicho. ‘Mamá Delpo vuelve en Buenos Aires y después va a Rio, cuanto espero que venga a Roma’.
Pero el Domingo, me toco darle otra noticia tuya: se me rompió el corazón cuando le dije que no vas a jugar más.
Gracias por las emociones que me regalaste y por la enseñanza mas grande que me dejas: no te rindas a pesar de las dificultades que la vida nos pone por delante.
Gracias Delpo,
Stefano, tu fan” (Traduzione spagnola, Lucia Lecouna)
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