Caro Nole, non sarebbe stato più dignitoso (per tutti) restare a casa?

L’immagine è di quelle che tolgono il fiato. Il numero uno del mondo, campione planetario, super-eroe che ha scaldato i cuori di grandi e piccini in ogni angolo del globo, prima bloccato su un aereo allo scalo di Melbourne, poi fermato in un’anonima stanza d’albergo, piantonato e interrogato come se fosse un latitante qualsiasi. Poi, infine, con ogni probabilità, costretto a tornare da dove era venuto.

Lasciamo perdere per un attimo la questione vaccino. Chi segue questo sito e questa pagina sa benissimo come chi scrive la pensi sul tema, e quanto sia difficile per noi fare questa premessa. Ma facciamo finta per un attimo di essere equidistanti tra una maggioranza di persone che ha seguito le indicazioni della scienza, decidendo di vaccinarsi per il bene comune, e chi invece si è opposto strenuamente e continua a ritenere l’invito al vaccino un favore ai poteri forti, a Bill Gates e al 5G.

Facciamo finta, appunto, di essere neutrali. E allora ci chiediamo e facciamo a Nole una semplice domanda: non sarebbe stato molto più onorevole evitare la bruttura a cui siamo costretti ad assistere? Non sarebbe stato più dignitoso preservare il tennis, lo sport, l’istituzione che si rappresenta, il fatto di essere il numero uno del ranking Atp, da questa vergognosa messa in scena? Davvero, alla luce di quello che stiamo vedendo, qualcuno può pensare che “l’esenzione medica” fosse effettivamente giustificata?

Colpisce che Novak Djokovic, che si è fatto da mesi portavoce di una fantomatica difesa del popolo dei tennisti dai poteri forti dell’Atp, si sia comportato come un qualsiasi, spocchioso, “Marchese del Grillo” (espressione super-abusata nelle ultime ore), disinteressandosi di quanto i suoi comportamenti possano avere effetti negativi su tutto il circuito.

E allora la domanda viene spontanea: perché non stare a casa? Perché non rispettare le regole vigenti in un Paese, pur non essendo d’accordo, e accettare di non forzare la mano e mettere l’intero sistema al collasso? Perché non risparmiare al pubblico ludibrio uno sport amato e rispettato come il tennis? Perché costringere milioni di appassionati a sorbirsi questo spettacolo indegno?

Novak Djokovic resterà per sempre nella storia del nostro mondo come uno dei tennisti più vincenti e letali di sempre. Il campione non si discute. L’uomo sì, purtroppo. Le scelte altrettanto. E questo, spiace dirlo, conta. Quando si metteranno sul piatto della bilancia i successi, i premi, l’impatto del campione sul pubblico, nella già stanca corsa al GOAT (Greatest Of All Time), l’immagine di un numero uno che ridicolizza se stesso e l’istituzione che rappresenta conteranno eccome.

Una doverosa appendice: se Djokovic esce a pezzi da questa vicenda, Tennis Australia non è certo da meno.

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