Finisce nel più vergognoso dei modi l’affaire relativo alla partecipazione di Novak Djokovic agli Australian Open. Il serbo, senza alcun apparente motivo, ha l’esenzione medica per partecipare, nonostante abbia sempre ampiamente fatto capire di essere contrario al vaccino.
Un finale che fa male e che racconta quello che si sta vivendo da tantissimi anni a questa parte. Non possiamo più parlare di sport come passione e divertimento, ma solo come business. Sì, perché permettere ad un giocatore, in pieno stato di salute fisica, di entrare a far parte di un torneo grazie ad un’esenzione medica è una presa in giro.
Eppure, i piani alti di Tennis Australia sembravano aver fatto di tutto per impedire che fosse così con annunci e conferenze stampa piene di buoni propositi. Ecco, sono rimasti dei buoni propositi perché Novak Djokovic parteciperà al torneo da non vaccinato e, per l’ennesima volta, hanno vinto gli interessi economici. Iniziare uno slam senza il numero 1 del mondo, infatti, non sarebbe la migliore delle immagini per attirare numerosi sponsor.
Il problema, però, è che in un periodo come quello che stiamo vivendo in cui sono richiesti sacrifici a tutti (in particolare alle persone che stanno lavorando ai tornei della Summer of Tennis) non è possibile svendere così l’immagine di serietà che si prova a dare.
Sì, perché chi sta scrivendo quest’articolo sta lavorando ai tornei Wta500 e 250 di Adelaide, con vaccino (altrimenti non si entra in Australia), pcr negativo alla partenza e all’arrivo, 72 ore di quarantena obbligatoria in isolamento totale e test rapido ogni giorno, oltre al pcr ogni 5/7 giorni. Un lavoro, però, che non porta sponsor, non porta denaro e che quindi può essere soggetto a vincoli ed obblighi.
Se sei il numero 1 del mondo e incassi milioni di dollari all’anno, però, puoi tutto. Puoi non vaccinarti e viaggiare lo stesso, al contrario di colleghi che senza il vaccino (non perché novax, ma per reali problemi di salute) non hanno ricevuto l’exemption. Parliamo, però, sempre di gente che sta dietro le quinte, che magari inquadra con le telecamere invece di farsi inquadrare.
In ogni caso, il serbo avrà vinto una personale battaglia, ma la reazione del popolo di Twitter è quello che, per ora, gli resterà.
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