Matteo Berrettini e Jannik Sinner, due italiani nella top ten mondiale. Un risultato clamoroso capace di rinnovare la tradizione tennistica italiana arricchendola di prospettive straordinarie, forse mai raggiunte dal nostro tennis.
Eppure, un risultato di tale portanza si deve anche al supporto di un ambiente in continua evoluzione che fonda la proprie radici dentro una grande tradizione. Del resto, solo conoscendo il passato è possibile capire il presente e così tentare l’azzardo di decifrare il futuro con cognizione di causa, suggerisce un vecchio adagio.
Per questa ragione, conoscere le origini e lo sviluppo di una tradizione è fondamentale, sempre! Così, l’avventura nasceva a Torino grazie all’idea del conte Cigala nel 1880, si espandeva quindi a Milano attraverso la creatura del conte Alberto Bonacossa: gli Internazionali d’Italia. Del resto, la consacrazione di un intero movimento arrivava per mezzo della crescita del torneo nella sede del Foro Italico di Roma. Un luogo capace di regalare al mondo straordinarie suggestioni e infinite emozioni.
In questa particolare sceneggiatura si consumavano storie di tennis e di vita vissuta colme di fascino e di insegnamenti. Questo perché il tennis rappresenta, a suo modo, una metafora della vita. Affrontare gli impostori della vittoria e della sconfitta, per dirla con le parole di Rudyard Kipling, riflette il tortuoso processo della formazione dell’individuo, durante l’intera esistenza.
Per queste ragioni, nasce un libro nuovo, in grado di illustrare in modo semplice la profondità del gioco del tennis e la sua grande bellezza. Il titolo del libro è “Break Point”, proprio l’attimo fuggente della partita. Una storia memorabile narrata tra pagine indimenticabili avvolte tra i colori di Primavera.