È incredibile come in Italia, soprattutto negli ultimi anni, ci sia una passione sconsiderata per la critica verso gli altri. In particolare, se questi altri sono giovani, di belle speranze e stanno raggiungendo traguardi che, fino a qualche anno fa, potevamo solo sognarci.
Un popolo di criticoni
Basti pensare a Jannik Sinner e Lorenzo Musetti.
Il primo, molto probabilmente, è il più criticato dei due. “Ah, è un giocatore mediocre”, “Non sa andare a rete”, “Ha un servizio da quarta categoria”, “Non potrà mai vincere uno slam”: queste sono solo alcune delle critiche che ogni giorno si leggono nei commenti sui social network.
I fatti, però, raccontano il contrario: quattro titoli Atp, top10 raggiunta (italiano più precoce di sempre), una finale in un master1000 e l’impresa Atp Finals sfiorata. Il tutto a 20 anni.
Per Musetti il trattamento non è stato poi così diverso. Il tutto, però, in relazione ai risultati raggiunti.
Sì, perché vediamo un sempre più crescente odio verso i nostri giovani quando riescono in qualcosa. Tutti sul carro dei vincitori quando si deve celebrare un trionfo; tutti sul piede di guerra quando si deve commentare una sconfitta.
Critiche che arrivano, soprattutto, da persone che potrebbero essere i genitori dei nostri ragazzi, che invece di essere felici per loro quasi si divertono a denigrarli.
Forse un malessere dovuto al classico sentimento di amore per la propria giovinezza, che non permette di vedere nulla di bello al di fuori di ciò che succedeva in quegli anni.
Allora sì, continuate pure a criticare, insultare, essere felici per le loro sconfitte. A noi rimarranno due tennisti che, magari, non arriveranno in cima alla classifica mondiale, ma di cui ci siamo goduti ogni singolo punto, senza dover sperare di vederli cadere per poter dare fiato alle proprie bocche.
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