A cura di Giuseppe Canetti
All’inizio della scorsa settimana, al Tennis Club Napoli, abbiamo incontrato Claudio Pistolesi, ex giocatore, oggi allenatore e membro del Coach Committe dell’ATP. E dopo una piacevole chiacchierata ci siamo salutati con la promessa di un’intervista. Qualche giorno più tardi, molto gentilmente, l’ex nr.1 Juniores e nr. 71 del circuito maggiore si è dunque concesso in esclusiva ai nostri microfoni. Molteplici i temi trattati, interessantissime le sue dichiarazioni con tanto di aneddoto su Roger Federer.
“Tutto bene grazie, sono ancora a Napoli. Finito il primo torneo, adesso affronteremo il secondo”.
“Un ottimo livello. A me piace molto il circuito Challenger, perché è tutto molto in divenire. Più di sessanta tornei all’anno, dove i protagonisti sono ragazzi che ancora non ce l’hanno fatta completamente, sono molto forti ma cercano di superare l’ultimo scalino per accedere al grande tennis. Non tutti avranno la possibilità di giocare gli Slam o i Masters, ma questo è un ottimo trampolino”.
“Mi hanno colpito in tanti, non voglio far torto a nessuno. Vi dico che Pellegrino ha il potenziale per arrivare molto molto in alto, magari tra i primi 50 al mondo. Anche Cobolli mi piace tanto, ha dei colpi eccezionali, anche se dobbiamo considerare che lui ed altri devono ancora crescere. Ho notato anche Ajdukovic, il croato ventunenne che ha battuto Andrej Martin e si è spinto fino alla semifinale. Poi c’è Moroni. Senza dimenticare Travaglia, che già ha avuto successo a livello ATP. Brancaccio, inoltre, ha fatto un match con Pellegrino, eccellente. È stata una partita molto tirata, ma il livello è stato veramente alto”.
“Due giovani fortissimi”.
“Alcaraz è fenomenale, può vincere il Roland Garros o magari gli US Open. Ne ho parlato con Sinner e lui ha ammesso che lo spagnolo è uno dei più pericolosi per lui in vista del futuro”.
“Sono entrambi sullo stesso livello. Alcaraz è addirittura più giovane ed è accompagnato da un grande allenatore, Juan Carlos Ferrero. Quest’ultimo è stato numero uno del mondo, lo conosco bene e l’ho visto allenare. Devo dire che sta facendo un lavoro eccezionale, non sempre chi è stato un giocatore bravissimo diventerà anche un buon coach, ma lui sta dimostrando di essere veramente bravo”.
“Sinner ha dei margini di miglioramento a rete, forse può fare qualche variazione in più, qualche serve & volley. Però vedo che sta facendo tutto quello che è necessario fare, né più e né meno. Ha un grande team alle spalle e l’unico consiglio serio è ‘continuare a fare quello che fa’. Mi piace anche la sua indipendenza. Non si fa influenzare nel programma dei tornei. Ha pensato, ad esempio, che non era il caso di fare le Olimpiadi e non le ha fatte. E non per mancanza di patriottismo, perché un giocatore rappresenta il suo paese ogni volta che scende in campo. Non c’era bisogno di andare a Tokyo per rappresentare l’Italia. Infatti, dopo, quando ha vinto il torneo di Washington, sono tornati tutti ad associargli la bandiera italiana”.
“È un po’ sceso nel rendimento negli ultimi mesi, ma forse questo è dovuto al fatto che si trova meglio sulla terra. Tutto sommato è giovanissimo, sono sicuro che tornerà a posto e ritroverà la fiducia in se stesso. Stiamo parlando di un altro giocatore eccezionale. Sta tutto nel processo di crescita”.
“Io ho giocato con il padre, che pure era fortissimo. Ma Casper è molto più forte di lui. Il padre era quaranta al mondo, lui è già nei primi dieci. Il norvegese ha un gioco meno appariscente però è molto solido. Ultimamente, poi, sta pure diventando più spettacolare. L’ho visto alla Laver Cup e mi ha impressionato. Di certo sarà uno dei protagonisti del prossimo futuro”.
“Ormai mi fa impressione chiamarla Coppa Davis. Noi giocavamo la Coppa Davis vera. Quando si lottava in casa e fuori casa, le partite erano al meglio dei set, era molto più coinvolgente. Adesso sembra un minestrone. L’anno scorso è andata in scena in un solo posto, quest’anno in tre posti diversi… non è più la Coppa Davis”.
“Credo che Volandri saprà cosa fare. Dipenderà dal momento. Bolelli ha fatto semifinale a Wimbledon ed è una grande risorsa. Poi bisogna vedere con chi si trova meglio. C’è Fognini, con il quale già ha giocato, ma pure con Berrettini lo vedrei molto bene”.
“Beh, è una riforma molto buona, che fa parte dello strategy plan di Andrea Gaudenzi e Massimo Calvelli, con i quali io collaboro. Questa è solo la prima fase della rivoluzione,. Però non possiamo ignorare che c’è un problema di rappresentanza. Perché c’è un’altra associazione che sta rivendicando la rappresentazione dei giocatori, ovvero la PTPA fondata da Djokovic e Pospisil. Il primo problema da risolvere è proprio questo. Bisogna far sì che l’ATP sia di nuovo in grado di rappresentare tutti i giocatori. Oggi non è sicuro che sia così. E questo è un problema molto grosso”.
“Ce ne sono centinaia di aneddoti, ma ve ne rivelo uno su Roger Federer. Nel 2002, ero coach di Sanguinetti e si giocava il torneo ATP di Milano. Davide (Sanguinetti, ndr) vinse in finale proprio contro Roger Federer. Lo svizzero aveva una ventina d’anni. Dopo la partita, rimasi nello spogliatoio con lui e mi chiese “coach ma ha giocato bene lui oppure ho giocato male io?”. Io gli risposi “Sanguinetti ha giocato il match più bello della vita sua, ma tu non te preoccupa’ che giochi molto bene, avrai una grande carriera”. (ride, ndr) Mai a pensarci che avrebbe vinto venti Slam. Fu molto gentile, mi chiese anche un parere sul suo gioco e io gli risposi di stare tranquillo e di non preoccuparsi. E infatti avevo ragione (ride, ndr)”.
“Grazie a voi è stato un piacere!”.
A cura di Giuseppe Canetti
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