Nelle settimane passata, L’Equipe ha ventilato l’ipotesi di una modifica del calendario Atp: il sogno di vedere gli Internazionali d’Italia di 12 giorni continua. Dietro l’angolo, però, ci sono diverse preoccupazioni organizzative e materiali.
Siamo sempre più vicini a una modifica del calendario Atp e a diffondere la notizia è stato L’Equipe. Sembra molto probabile l’allargamento a tabelloni di 96 giocatori per altri tre tornei master1000, che si andrebbero ad aggiungere al Miami Open e ad Indian Wells. Molto difficile che tornei come Montecarlo e Parigi-Bercy abbiano tali ambizioni, per questo motivo Roma e Madrid si candidano all’allargamento.
Se ne parlerà, in ogni caso, a partire dal 2023 e l’idea di sovrapposizione tra i due tornei di 12 giorni (in calendario uno dopo l’altro) diventa sempre più probabile, scatenando le ire dei direttori degli stessi.
Non ci sono, però, solo lati positivi alla notizia di un possibile aumento dei giorni del torneo.
Gli Internazionali d’Italia sono uno dei tornei con maggiore tradizione e fascino del circuito. I campi storici, come il Pietrangeli, e la location da urlo contribuiscono certamente a tutto questo. Ci sono, però, diversi problemi strutturali per ampliare il torneo fino a 12 giorni. Innanzitutto, il numero di campi secondari: Roma ne conta 14, mentre il minimo è 16. Un’altra questione annosa è l’ampliamento del campo centrale (ad oggi ha 10.000 posti a sedere, meno del minimo di 12.000 per un evento master1000) e l’introduzione di un tetto retrattile.
Del tetto si è parlato molto, con il direttore del torneo di Montreal, Eugene Lapierre, che già un paio d’anno fa lo considerava un requisito fondamentale.
“Credo che sarà sempre meno accettabile, per i tornei maggiori, avere ritardi dovuti alla pioggia, con decine di televisioni che aspettano ore e ore per trasmettere incontri ritardati a causa del maltempo”.
Sulla questione, si è dilungato molto anche Angelo Binaghi, presidente della Fit.
“Non chiedetemi nulla sulla copertura perché noi ne sappiamo niente. Siamo sempre stati tagliati fuori e mai informati dalla società che detiene questi impianti, la Coni Servizi. Non ci ha mai informati e coinvolti in nessun processo relativo alla realizzazione del tetto del campo Centrale. L’unica segnalazione avuta, per fortuna, ce l’ha fatta l’assessore allo sport del Comune di Roma, Frongia, pochi giorni prima che venisse pubblicato il bando per la progettazione del tetto, cioè il primo step per avere l’opera compiuta.
Per fortuna abbiamo avuto questa segnalazione perché nel bando, realizzato con la collaborazione della Coni Servizi, era previsto che fosse vietato progettare qualunque aumento della capienza del Centrale. Questo avrebbe fatto perdere alla Federazione e alla città di Roma il torneo Masters 1000, che oggi è qua con una deroga di 2 mila posti, perché il Centrale dovrebbe avere 12 mila posti. Questa deroga resta finché non costruiamo l’assetto definitivo del Centrale. Se l’assessore Frongia non ci avesse avvertito di questa problematica, oggi probabilmente noi staremmo parlando di un downgrade del torneo di Roma e sarebbe stata una follia.
Se fossi sicuro che il torneo non perderebbe appeal lo avrei già fatto. Questo è un posto meraviglioso, ma ci sono anche le esigenze della federazione. Siamo affezionati a Roma pur non nascondendo i difetti che la romanità crea in termini di problematiche al nostro torneo. Ci sono 3-4 Regioni che percepiscono meglio di altre come il tennis sia attraente. A Roma ho trovato in vent’anni la peggiore collaborazione possibile”.
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