Il futuro del tennis post Big Three è già qui. Lo si può vedere molto chiaramente consultando qualsiasi App che fornisce risultati e aggiornamenti sul tennis. Andate sul “draw” del Masters 1000 di Cincinnati e guardate le semifinali: Daniil Medvedev contro Andrey Rublev, Stefanos Tsitsipas contro Alexander Zverev. In pratica, insieme al nostro Matteo Berrettini in cerca di conferme, il meglio che oggi questo sport possa offrire.
Novak Djokovic permettendo, ovviamente. Il numero uno resta lui, indiscusso. E lo resterà ancora per qualche tempo, siamo pronti a metterci la mano sul fuoco. Il serbo è in missione, deve vincere i prossimi US Open per centrare il risultato del Calendar Slam, superare i suoi rivali di sempre nella classifica dei più vincenti di sempre ed entrare definitivamente nella storia del tennis con l’accezione di GOAT.
Ma la sensazione è che Nole stia ormai giocando uno sport e un “campionato” a sé. E comunque, a 34 anni, il futuro non è più il suo. Cosa che hanno capito, a loro spese, Rafael Nadal quest’anno e Roger Federer ormai da due anni. Il primo, dopo aver perso il Roland Garros, non ha più trovato il bandalo della matassa, assillato da un dolore cronico al piede sinistro. Il secondo, alle prese con la terza operazione al ginocchio, non si sa neanche se riuscirà a tornare in campo.
Davanti a questo scenario, quella che Stefanos Tsitsipas ha efficacemente indicato come la nuova epoca del “Change of Thrones” sta rapidamente prendendo forma. Proviamo quindi ad analizzarlo, il regno che sarà, individuando padroni, possibili dominatori, seconde linee e comprimari. Una mappa del nuovo olimpo.
I nomi che abbiamo fatto in precedenza sono quelli su cui si può puntare quasi ad occhi chiusi. Parliamo già del gotha del tennis mondiale. In particolare Daniil Medvedev, classe 1996 e numero due del mondo; Stefanos Tsitsipas, classe 1998 e numero tre del mondo; Alexander Zverev, classe 1997 e tra poco numero quattro del mondo. Hanno già vinto tutti e tre un’edizione delle Atp Finals e titoli Masters 1000. Manca solo un titolo Slam per la definitiva consacrazione, arriverà presto.
Appena dietro di loro, sulla carta, ci sono in questo momento Andrey Rublev, classe 1997 e futuro numero 5, e Matteo Berrettini, classe 1996 e futuro numero 6. Il russo, esploso nel 2020, ha dimostrato di essere letale nei tornei minori, fino agli Atp 500. Ma a livello di Masters 1000 e soprattutto di Slam non è mai arrivato in fondo. Matteo è entrato a pieno titolo nel club dei migliori dopo la finale di Wimbledon e ora attende conferme da se stesso per restarci in pianta stabile.
Tolti questi cinque, entriamo nel discorso Next Gen. Parliamo di gente che è già a ridosso della prima fascia e che ha, nelle corde (e nelle ambizioni) la possibilità di competere con i migliori per lo scettro del tennis mondiale nel giro di pochi mesi o pochi anni. In ordine di ranking, parliamo di Felix Auger-Aliassime (classe 2000), Jannik Sinner (classe 2001), Sebastian Korda (classe 2000), Carlos Alcaraz (classe 2003) e Lorenzo Musetti (classe 2002). A questi potrebbero aggiungersi Holger Rune e Dominik Stricker, ma forse è prematuro.
Parliamo di ragazzi che hanno addosso l’etichetta (e quindi anche il peso) dei predestinati e che stanno portando avanti il loro percorso di crescita a ritmi sostenuti, pur con inevitabili alti e bassi. Da verificare nei prossimi messi.
Tra gli attuali e i futuri Big, inseriamo alcuni nomi che potrebbero ancora esplodere o che hanno nelle loro corde possibili exploit. Parliamo di Denis Shapovalov (che da anni è in predicato di diventare il numero uno del mondo, ma al momento, a 22 anni compiuti, ha messo in bacheca un solo titolo), Casper Ruud (cresciuto tantissimo nell’ultimo anno e uno dei possibili dominatori della terra battuta nei prossimi anni), e Hubert Hurkacz (già vincitore di un Masters 1000).
Per alcuni dei giovani di oggi sembra profilarsi un futuro a ridosso dei migliori. Una carriera che abbia come obiettivo quello di stare a galla in top-20 e provare a mettere ogni tanto un piede tra i primi dieci, togliendosi qualche soddisfazione importante a livello di tornei. Insomma, una carriera di primo piano, ma non tra i migliori in assoluto.
Tra questi potremmo inserire Alex De Minaur, Cristian Garin, il nostro Lorenzo Sonego, Ugo Humbert, Karen Khachanov, Cameron Norrie, Alexander Davidovich Fokina, Taylor Fritz e qualcun altro che sicuramente stiamo dimenticando.
La vera grande incognita, al momento, risponde al nome di Dominic Thiem. L’austriaco, classe 1993 e quindi non più giovanissimo, fino a otto mesi fa era considerato il primo naturale erede dei Big Three: al momento è l’unico vincitore di un tornei del grande Slam nato negli anni ’90 e specialmente negli ultimi anni della sua carriera ha castigato spesso sul campo Djokovic, Nadal e Federer.
Il suo 2021, però, è stato un incubo. Problemi tecnici, mentali, psicologici e infine fisici, con un infortunio al polso che l’ha obbligato ad appendere la racchetta al chiodo almeno fino al 2022. Inutile dire che se recupererà al cento per cento, almeno per qualche anno, potrà competere con i migliori. L’alternativa è quella di ritagliarsi per i prossimi anni un ruolo da “grande vecchio”, che però non gli si addice molto. Incrociamo le dita per Dom.
Chi sarebbe potuto essere un dominatore di questo sport, già da qualche anno, è sicuramente Nick Kyrgios. Per tecnica e talento puro è un giocatore senza eguali. Ma a 26 anni ormai sembra impossibile che possa rientrare tra i migliori. Lungi da noi dare giudizi morali, non ci interessa. Resta però un grande peccato e una grande occasione sprecata.
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