Succede tutto all’inizio del secondo set dell’ottavo di finale tra Andrey Rublev e Gael Monfils (vinto, per la cronaca, dal russo in due set). Dopo aver prevalso nella prima frazione al tie-break, il numero sette del mondo deve fronteggiare il turno di servizio dell’avversario.
Sul 30-30 Monfils manifesta un dolore ad una gamba e anticipa al giudice di sedia che vorrebbe l’intervento del fisioterapista. L’arbitro gli dice che, se non è urgente, meglio aspettare il momento del riposo e del cambio campo, quindi alla fine del terzo game.
Il francese gli dice che avrebbe preferito l’intervento prima del suo turno di servizio (quindi dopo il secondo game), ma che si sarebbe adattato alla richiesta dell’arbitro per non disturbare l’avversario. Nel frattempo il gioco continua: Monfils vince il primo game al servizio e piazza un game perfetto in risposta, centrando il break che lo porta 2-0.
A questo punto Rublev non si tiene, esternando tutta la sua frustrazione nel vedere l’avversario richiedere l’intervento del medico e poi correre perfettamente dentro il campo: “Negli ultimi sette anni, ogni volta che comincia a perdere, succede qualcosa. E’ il giocatore che ha richiesto più volte l’intervento del fisio”.
La discussione s’infiamma, i due si avvicinano alla rete, ognuno con le sue ragioni. Alla fine, però – per fortuna – il fuoco si spegne e termina tutto con una bella stretta di mano. Meglio così…
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