Con la finale all’Itf di Versmold, in Germania, Federica Di Sarra ha raggiunto a 31 anni l’obiettivo delle qualificazioni agli US Open. Sarà il suo primo tentativo in carriera di accedere ad uno Slam: una grandissima soddisfazione, arrivata al termine di un percorso impervio, fatto di sacrifici, sudore e passione.
La giocatrice originaria di Fondi è intervenuta in esclusiva ai nostri microfoni per ripercorrere le tappe che l’hanno condotta alle porte del grande tennis e per dire la sua sulle principali vicende del Circus. Di seguito l’intervista.
Ciao Federica, come stai?
“Bene. Ho avuto un problemino fisico, agli addominali, ma ho ripreso martedì gli allenamenti provando piano piano il servizio. Sembra che sia tutto ok, la settimana prossima avremo un quadro più approfondito, ma direi che sto bene. Fisicamente e tennisticamente mi sento molto meglio che in passato”.
Complimenti, intanto, per la qualificazione al tabellone preliminare degli US Open. Che emozione è?
“L’America era un obiettivo che mi ero prefissata con il mio maestro precedente, Magnelli. Però, visti gli alti e bassi che ho avuto nel corso di questi mesi, sembrava fosse sfumato. Già pensavo al 2022, all’Australia. Invece, poi, nell’ultimo torneo che ho giocato in Germania sono arrivata in finale e sono riuscita a rientrare in extremis. È stata una notizia sorprendente, pensavo di non essere in tempo. Per questo motivo è stato ancora più bello”.
Un obiettivo raggiunto con sacrificio. Non sono, infatti, mancati i momenti difficili durante il tuo percorso…
“Ho ripreso appieno quattro anni fa, nel maggio 2017, dopo la famosa finale al torneino di pre-quali per il Foro contro la Chiesa, mia compagna di allenamenti. Praticamente fino a quel momento avevo smesso, avevo iniziato a lavorare come maestra al circolo da mio fratello, mi allenavo giusto per la Serie A, per qualche Open senza grandi aspettative. Poi durante i tornei delle pre-quali per Roma, dove stavo giocando bene e dove c’erano tanti soldi in palio, mi son detta ‘Sai che c’è!? Quasi quasi ricominciamo!’”.
Nella vita di un/una tennista da che dipendono gli alti e i bassi?
“Succede che ci sono periodi in cui le cose vanno bene ed è tutto positivo, e periodi in cui ti getti nello sconforto perché magari vinci di meno o ti infortuni. Per quanto mi riguarda, non ho più tanto tempo, la pressione è doppia. Far questa vita, da una parte è bello dall’altra ci sono tante rinunce, sacrifici, ci vogliono tanti soldi. Spesso e volentieri devi andare da sola ai tornei, perché non ti puoi permettere un’altra persona da pagare. Io ho praticamente smesso per tre anni per motivi economici. Altre invece perché non hanno voglia, o perché si danno agli studi o lavorano. Ognuno ha il suo percorso e la sua strada. Il tennis è uno sport bello ma molto difficile”.
A proposito di percorsi travagliati. Abbiamo visto una Camila Giorgi strepitosa a Montreal!
“Lei ha un gioco molto particolare, è una che va sempre d’attacco, che tira sempre forte. Ha avuto periodi in cui magari alcuni piccoli dettagli non andavano come voleva. Il gioco che ha è rischioso, può sbagliare tantissimo ma se tira dentro il campo può diventare ingiocabile. Poca tattica e tanto a tirare forte. Dall’esterno non so dirti precisamente quali siano stati i suoi problemi, però penso che l’importante è che non si sia mai arresa. Lei, come io anche, ci sta credendo. L’importante è stare sempre lì, a lavorare, ogni giorno. Se giochi bene prima o poi arrivi. Camila gioca bene, potrebbe stare tranquillamente tra le prime 15-20. Si sa come è il tennis, magari Montreal sarà l’inizio di un exploit che gli consentirà di riaffermarsi ai livelli che gli spettano”.
In Itf hai l’opportunità di vedere da vicino molte piccole stelle pronte a sbocciare. Qualche nome?
“Mi viene in mente la Ayala, sedicenne mancina che già si è fatta notare nel circuito; poi c’è un’altra mancina, spagnola, la Jimenez. Inoltre c’è la Selekhmeteva, classe 2003, che è molto forte. Ci ho giocato anche contro. Tra le straniere queste sono quelle che preferisco, ma ce ne sono diverse altre da tenere d’occhio. Tra le italiane, invece, dico Lisa Pigato. Sta facendo molto bene, mi piace sia tennisticamente che come atteggiamento. Non so dirti dove arriverà di preciso, ma secondo me qualche soddisfazione riuscirà a togliersela”.
Dopo l’America quale futuro per Federica Di Sarra?
“Ad agosto dovevo andare in Germania, dove sta la mia squadra, per disputare qualche torneo con montepremi alto. Invece è andata addirittura meglio dal momento che andrò a New York per tentare la qualificazione agli US Open. Successivamente, mi hanno inserita in qualche WTA sul cemento. Da settembre, inoltre, ci saranno molti tornei Itf da 60mila-80mila. Voglio provare a giocare alto, dai 60mila in su”.
Ti sei prefissata degli altri obiettivi da raggiungere?
“Vista la classifica che ho, dovrò sicuramente stare all’erta per riuscire a rientrare agli Australian Open. Nell’immediato, cercherò di giocare più tornei possibili. Con il mio allenatore mi sono anche prefissata di continuare a lavorare per migliorare ogni giorno. Se tutto va bene, la salita in classifica arriverà di conseguenza. La top-200? Se avessi vinto la finale in Germania ci sarei arrivata vicinissima, ma ora non è poi così lontana”.
C’è una giocatrice che sogni di sfidare a New York?
“Tutte quelle che sono nel main drawn, perché il mio sogno è arrivarci!”.