Proprio nel momento in cui tutto sembrava scritto, la storia del tennis è cambiata. O almeno quella che tutti pensavano sarebbe potuta diventare una storia epica. Avanti 6-1, 3-2 nella semifinali olimpica contro Alexander Zverev, la macchina perfetta Novak Djokovic si è improvvisamente inceppata, vedendo svanire le finale di Tokyo e con essa il sogno del Golden Slam.
“Mi sento fisicamente e mentalmente svuotato”, ha detto Djoko dopo la sconfitta, bruttissima, patita nella finale per il terzo e quarto posto contro Pablo Carreno Busta. Lui, il vincitore designato, il numero uno indiscusso, la superstar del villaggio olimpico, che non riesce a portare a casa neppure una medaglia per la sua amata Serbia? Roba da non credere, roba da mandare in tilt un intero Paese.
E infatti, Nole non l’ha presa per niente bene, né in campo né fuori. Dentro il rettangolo di gioco ha dapprima scagliato una racchetta in tribuna, e poi ne ha disintegrata un’altra contro il sostegno della rete, sotto gli occhi attoniti del giudice di sedia. Poi, da leone profondamente ferito, si è cancellato dalla finale di doppio misto, paventando il rischio di non vederlo in campo neppure agli Us Open.
“Ho diversi problemi fisici, per questo mi sono ritirato dal doppio misto. Spero che la mia situazione fisica non comprometta la mia partecipazione agli Us Open“. Ora, questa affermazione è pesante. Come tutti gli appassionati sanno, infatti, non stiamo parlando di un’edizione come le altre dello Slam statunitense. Stiamo parlando di un appuntamento con la storia.
Vincendo i prossimi Us Open, infatti, Novak Djokovic centrerebbe il clamoroso risultato del “Calendar Slam“, la vittoria di tutti i quattro Major nello stesso anno solare, impresa riuscita a pochissimi sia in campo maschile che femminile, e soprattutto mai riuscita ai suoi due arcirivali, Roger Federer e Rafael Nadal.
Un torneo, quindi, a cui Novak non mancherà per nessun motivo al mondo, a costo di giocare su una sola gamba e di saltare tutti i tornei da qui all’ultima settimana di agosto. Probabilmente il rischio sbandierato di non prendere parte all’ultimo Slam stagionale fa invece già parte di una strategia ben precisa di ricarica agonistica: innescare polemiche, insinuare dubbi, scavare nelle certezze (o incertezze) degli avversari è diventata la ricetta con cui Djokovic si alimenta e sale di livello.
Tutto questo è già iniziato perché è lui il primo a sapere che le Olimpiadi sarebbero state la ciliegina, ma che la vera torta è un’altra…
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