Il ricordo di Arthur Ashe, icona del tennis

Il 10 luglio 1943 nasceva uno dei tennisti più influenti dell’intera storia di questo sport. Ricordato per il suo profondo impegno nel volontariato e nell’aiuto dei bisognosi, l’americano si è tolto la soddisfazione di vincere tre prove del grande slam. E pensare che, durante il liceo, giocava anche a basket e football americano, disciplina in cui vince un titolo cittadino.
Arthur, però, si dedica completamente al tennis e gli anni gli daranno ragione.
Diventa n. 1 del mondo nel ’68 grazie al successo agli US Open (primo vincitore della storia dell’era Open), ma solo nel ’69 diventa un professionista. Nel ’68 aiuta team USA nella cavalcata alla Coppa Davis e viene eretto a simbolo della nuova associazione professionistica, l’Atp. Nel ’69 diventa celebra la sua denuncia all’Apartheid in Sudafrica per il mancato via libera alla partecipazione ad un torneo per via del suo colore della pelle.
Nel ’70 vince gli Australian Open, ma è del ’75 il suo successo più importante. Diventa il primo (ed unico fino ad oggi) giocatore afroamericano a trionfare a Wimbledon al cospetto del rivale storico, Jimmy Connors.
La carriera si interrompe bruscamente nel 1980, dopo l’infarto dell’anno precedente.
La svolta tragica c’è 8 anni più tardi, quando scopre di aver contratto l’HIV durante delle trasfusioni di sangue. Gli ultimi 5 anni di vita sono completamente dedicati alla sensibilizzazione verso la sua malattia e ad opere di beneficenza in giro per il mondo.
Tanti auguri Arthur, un personaggio troppo importante per il mondo scomparso troppo presto.
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