A Roma il tennis è sempre stato uno sport per pochi, circoscritto ai circoli dei quartieri più benestanti della capitale. Proprio nel circolo di uno di questi quartieri, il Parioli, il figlio del portiere Ascenzio (all’epoca soprannominato Ascenzietto, ma che all’anagrafe di nome fa Adriano) si avvicina a questo mondo sconosciuto, in qualche modo elitario.
Pensare che lui nemmeno doveva avere una racchetta in mano da bambino. Sì, perché Adriano voleva fare nuoto, ma le iscrizioni erano chiuse. Papà Ascenzio allora lo segna al corso di tennis, mai scelta fu più giusta.
Gioco solare, tipicamente mediterraneo il suo. Colpi di classe, smash, volée e tocchi morbidi. Il tutto opposto al tennis dei grandi giocatori nordici dell’epoca, tra tutti Borg, più abituati ad un gioco metodico e di attesa.
Quando si parla di Adriano Panatta non ci si può dimenticare della “Veronica”, il suo colpo più iconico. Uno smash spalle alla rete, dalla parte del rovescio. Una vera e propria frustata. Sarà il colpo che salverà il match point al primo turno del Roland Garros 1976. 10-9 al quinto set.
Prima una “Veronica”, poi la volée in tuffo e la faccia di Adriano su tutte le tv del mondo. Lo andrà a vincere quel torneo (unico italiano nell’era Open), concludendo un 1976 fantastico con la vittoria degli Internazionali e della Coppa Davis giocata con le maglie rosse anti Pinochet (ultima vittoria nella storia italiana).
Vincerà in totale in carriera 10 titoli in singolare e 18 in doppio, arrivando alla 4^ posizione del ranking mondiale nell’agosto 1976, all’indomani della vittoria parigina. Nessun italiano come lui nella storia dell’era Open. Oggi compie 71 anni il più grande giocatore nella storia del tennis italiano. Tanti auguri Adriano Panatta, l’uomo che ha portato l’Italia ai vertici del tennis mondiale.
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