È bastata una versione tutt’altro che strabiliante di Novak Djokovic per avere ragione, in tre comodi set, dell’ungherese Marton Fucsovics ai quarti di finale del torneo di Wimbledon. E questo dovrebbe essere sufficiente per capire il livello di tennis del serbo in questo determinato momento storico.
La rivelazione del torneo, che al quarto turno ha eliminato un tennista quotatissimo come Andrey Rublev, all’inizio ha sbandato parecchio e poi ha provato a lottare con le armi a sua disposizione, arrivando anche a mettere in difficoltà il numero uno del mondo, ma senza mai dare la sensazione di poter anche solo mettere in discussione il suo agevole successo.
Il 6-3, 6-4, 6-4 finale gli consente di raggiungere “in carrozza” la sua decima semifinale ai Championships, la 41esima in uno Slam, facendogli centrare il suo centesimo successo sull’erba. Numeri spaziali, che restituiscono l’immensità di un giocatore che, anche quando non gioca al massimo, vince senza problemi, a 34 anni suonati, un quarto di finale nel torneo più competitivo del mondo.
Sinceramente, dovrebbe succedere un cataclisma per non vedere Nole in finale e un miracolo per vederlo perdere. Un miracolo per il suo avversario, s’intende… Visto così il serbo ha tutte le carte in regola per arrivare al record più ambito, quello del Grande Slam nello stesso anno solare, un’impresa mai riuscita a nessuno nell’era Open.
E se succedesse, con le vittorie a Wimbledon e a New York, raggiungerebbe la quota stellare di 21 Major vinti, superando Federer e Nadal e scrivendo di fatto la parola fine al dibattito sul GOAT.
https://twitter.com/Wimbledon/status/1412787437886185474
Lo straordinario dropshot di Djokovic contro Fucsovics – Video
https://twitter.com/Wimbledon/status/1412788712929366016
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