Gian Marco Moroni, detto Bufalo o Jimbo, è uno dei ‘prospetti’ più interessanti del tennis italiano. Divenuto professionista nel 2013, ha vinto un titolo Futures per poi debuttare nei circuiti Challenger e Atp. Oggi, a 23 anni, ha conquistato il suo primo torneo Challenger, a Milano, battendo in finale il numero 89 del mondo Federico Coria con un netto 6-3, 6-2.
Da domani Moroni sarà numero 218 del mondo, a sole nove lunghezze dal suo best ranking. Ma è una posizione che non rispecchia affatto il suo potenziale. Moroni, purtroppo, non è mai riuscito ad esplodere definitivamente, anche a causa di molteplici guai fisici. Ma, ora, sembra aver trovato la forma migliore.
Vi riproponiamo qui l’intervista che Tennis Fever ha realizzato con lui meno di mesi fa. Ovviamente fa riferimento a molti fatti nel frattempo già avvenuti, ma è un’ottima lettura per capire le ambizioni, gli obiettivi e il carattere del 23enne romano.
L’INTERVISTA DI JIMBO MORONI A TENNIS FEVER
L’azzurro ci ha concesso in esclusiva un’interessante intervista in cui si è parlato del suo futuro, dei suoi obiettivi, del tennis in generale, ma anche dei baby prodigio del Circus.
Ciao Gian Marco, come stai? Ti senti bene fisicamente?
“Ho ripreso gli allenamenti da quattro giorni. Devo dire la verità: non mi aspettavo di stare così bene”
Jimbo e Bufalo, da dove derivano questi due soprannomi?
“Jimbo me l’assegnò uno dei miei primi maestri. Da piccolo portavo i capelli a caschetto e mostravo tanta energia, così lui mi paragonava a Jimmy Connors. Bufalo, invece, me l’ha messo un altro mio coach, Oscar Burrieza. Eravamo in Sud America, si giocava il primo torneo che abbiamo fatto assieme. Un giornalista del Real Madrid spiegò a Burrieza che quando Ronaldo il Fenomeno attaccava sembrava una mandria di bufali. Pensarono lo stesso di me. Mi diedero questo soprannome, la partita dopo feci il segno delle corna, e così è nato Bufalo”.
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
“Farò le prequalificazioni al Tirrenia, poi si vedrà. Volevo giocare un torneo tra Heilbronn e Zagabria, ma il problema è che sono veramente ‘alto’ in classifica. Programmare è un po’ difficile in questo periodo. In una situazione normale giocherei molto di più, accederei molto più spesso direttamente al tabellone principale. Invece, ho giocato tante qualificazioni, oppure altre volte ho dovuto rinunciare a scendere in campo. Quest’anno è veramente un casino. Con la situazione del Covid ci sono pochi tornei e alla fine anche la situazione economica è quello che è. Ha colpito un po’ tutti, anche noi. L’unica cosa che si può fare è impegnarsi quando si ha la fortuna di giocare”.
Il tuo idolo Nadal ha trionfato a Barcellona e promette battaglia a Madrid. Il Roland Garros sarà ancora ‘cosa sua’?
“Quello che ha fatto nel corso della sua carriera, soprattutto in tornei come Barcellona, Montecarlo e Parigi, è impressionante. In molti si erano stupiti di Borg, Federer e Sampras a Wimbledon o anche di Djokovic in Australia, ma Rafa è veramente di un’altra categoria. Non so se una cosa simile capiterà più nella storia! Quest’anno a Parigi tutto può essere, il favorito è sempre lo spagnolo, ma mai come in questa stagione ci sono anche altri giocatori che potrebbero ostacolarlo”.
Un paio di anni fa l’unico testa a testa con Sinner: il primo set lo vincesti 6-0, poi la sua rimonta. Che partita fu?
“Fu una bella lotta in quel match. Conoscevo già bene Jannik, dato che ci eravamo sempre allenati assieme a Bordighera, ed avevamo trascorso anni assieme. Nonostante tutti lo guardassero come Sinner, io lo guardavo come Jannik. Quella partita mi andò bene per un set e mezzo, poi mi complicai la vita non riuscendo a vincere un game cruciale. Di lì poi accusai anche qualche problema alla schiena, era praticamente bloccata. Ovviamente non vuole essere una scusa, passai qualche giorno a letto a prendere gli antidolorifici. In ogni caso, lui aveva già ampiamente girato l’incontro dalla sua parte. Molto probabilmente mi avrebbe asfaltato lo stesso”.
Quanto è migliorato? E che tipo è Jannik?
“È migliorato in una maniera pazzesca. Non ha superpoteri o roba del genere, la sua ricetta è il lavoro. È sempre stato un grande lavoratore ed ha una mentalità pazzesca. In campo ha quell’arroganza che serve. Quando entra nel rettangolo ti dice “Ma te chi sei? Chi ti conosce?” (ride, ndr), ma nella quotidianità è un ragazzo umile. ”.
Con Musetti, invece, dopo due set decisi al tie-break la spuntasti tu a Cordenons
“Qui avvenne la cosa inversa, poverino fu sfigato lui perché a inizio terzo set ebbe un problema di crampi. Nel secondo parziale aveva avuto anche un match point, mettendomi sul filo del rasoio. Che tra l’altro, se ricordo bene, il match point glielo annullai con un rovescio sulla riga”.
Che mi dici di Lorenzo?
“Anche lui è migliorato molto. Muso rispetto a Jannik sa fare più cose, però secondo me Sinner è uno step avanti in quanto a mentalità. Sono due giocatori differenti, Jannik è un ragazzo più semplice, fa le cose essenziali. Lorenzo, invece, riesce a fare più cose, ovviamente bene, ma con quel pizzico di estro e fantasia in più”.
A Todi, neanche un anno fa, hai battuto un altro baby prodigio: Carlos Alcaraz. Che ne pensi del paragone con Nadal?
“Carlos è sulla linea di Sinner, anche se lo conosco meno. Vidi il match in cui conquistò il suo primo punto Atp, che giocò contro Federico Gaio. Lo spagnolo giocava già bene, ma era ancora piccolo e magro. Mi aspettavo un esito diverso in quell’incontro: Federico ha una palla pesante, poi era già un giocatore affermato a ridosso della top-100. Vidi la partita con occhio un po’ immaturo, pensavo vincesse facile ma andò diversamente. Ogni volta che vedo giocare Alcaraz, lo fa bene. Fa cose semplici ed efficaci. Nel momento in cui svilupperà maggiormente il fisico potrà esplodere. Sinner e Musetti, invece, sono già più sviluppati da questo punto di vista. Ognuno ha i suoi tempi”.
Quali sono i tuoi obiettivi in questa stagione?
“Al momento, data anche la situazione del ranking quest’anno’, il mio obiettivo è sicuramente rientrare tra i primi 200. Non sarà facile perché sono tanti punti. Poi, per come si evolverà la cosa vedremo… Purtroppo quest’anno è complicato: vedi gente che vince tre Challenger e avanza di cento posizioni, poi magari un altro fa gli stessi risultati e ciò non accade. Personalmente non ho capito ancora bene come funzionano le cose, ma nessuno sembra averlo compreso questo meccanismo. L’importante è cercare di giocare bene più settimane possibili. Spero di togliermi qualche soddisfazione”.
A cura di Giuseppe Canetti
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