Sir Andy Murray, Fab Four Forever

Nella giornata di sabato lo scozzese ha spento 34 candeline. Negli ultimi anni non ha più raggiunto i successi che l’hanno fatto diventare membro dei Fab Four (complici i problemi all’anca), ma parliamo (lo stesso) di uno dei migliori tennisti dell’ultimo decennio.

Facciamo un passo indietro. Già dai primi anni di carriera convive con continui problemi alla schiena, dovuti a una malformazione per aver giocato troppo a tennis negli anni dello sviluppo. Questo non lo ferma dall’esordire nei professionisti nel 2003, a sedici anni, nel Challenger di Manchester. Appena due anni dopo raggiunge la prima finale Atp e la top100 mondiale.

Nel 2006, poco più che 18enne, vince il primo titolo nel circuito maggiore e si spinge tra i primi 20 giocatori del mondo. Da lì inizia un periodo di più di 10 anni sul tetto del mondo. Conquista in quattro anni tre titoli del grande slam, tra cui Wimbledon, e diventa il primo britannico a riuscirci dai tempi di Fred Perry. Alla fine del 2016 tocca il punto più alto della propria carriera: raggiunge la vetta del ranking Atp.

Si tratta del primo (e ultimo) a riuscirci nel periodo di dominio dei Big Three. Tra gli altri trionfi ci sono ben 41 titoli Atp (14 master1000 e le Finals), una Coppa Davis e due medaglie d’oro olimpiche (primo nella storia a riuscirci). I continui problemi fisici lo costringono ad un primo ritiro nel 2019, tra le lacrime, alla fine di una splendida partita agli Australian Open con Roberto Bautista Agut.

Ritorna, a sorpresa, cinque mesi dopo al Queen’s, dove vince il doppio con Feliciano Lopez. Non è più il giocatore di una volta e lui è il primo a saperlo. Oggi cerca in tutti i modi di ritrovare quel minimo di forma fisica per tornare ad essere competitivo ad alti livelli e noi non vediamo l’ora ci riesca.

Tanti auguri Andy, Fab Four Forever

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