Ha battuto un ex top-10 come Gael Monfils, due top-10 come Dominic Thiem e Andrey Rublev e ha giocato alla pari con il numero uno del mondo nella serata di un giorno cominciato con un match di due ore e mezza disputato in mattinata: Lorenzo Sonego ha dimostrato al mondo quanto cuore, quanta testa, quanta passione possa avere un giocatore di tennis che, a 26 anni appena compiuti, ha fatto conoscere il suo nome in ogni angolo del globo.
E fa impressione anche solo a pensarsi. La testa, infatti, vola indietro di quindici anni, quando un ragazzino promettente della cintura torinese muoveva i suoi primi passi nelle giovanili del Toro. Il cuore granata – e anche un certo approccio allo sport insito nella storia di questa squadra – lo accompagnerà sempre. Anche quando, a 11 anni, decide di provare a giocare a tennis.
Anni di gavetta, di Futures, di Challenger che lasciavano presagire ad una carriera soddisfacente, nella media, ma non di primo piano. E invece, quel cuore ha cambiato il suo cammino. I primi successi, le prime partite vinte a livello Atp. E poi due titoli messi in bacheca, un quarto di finale a Monte Carlo, la finale a Vienna. Per arrivare alla settimana da sogno agli Internazionali 2021. Per arrivare alla partita che probabilmente cambierà per sempre la sua carriera.
E, significativamente, questa partita è una sconfitta. Ma non è una sconfitta normale. E’ una sconfitta eccezionale. Contro Novak Djokovic, in semifinale a Roma. Un match che contro chiunque Nole avrebbe vinto in due set e che invece Lorenzo ha trasformato in una battaglia, una maratona, una bolgia per i 5mila del Foro. Ma vista da un’altra angolazione è anche una partita che questo Sonego avrebbe probabilmente vinto contro quasi chiunque altro.
Un esempio per tutti: per chi, forse dotato di più talento, ha ancora tanto da imparare a livello di testa, di impegno, di dedizione, di convinzione. Per chi lotta nei tornei minori, nel tennis come nella vita, e che non deve mai smettere di crederci. Finisce con un abbraccio bellissimo a rete tra Sonego e Djokovic, con un sorriso stupendo. E con un applauso che il numero uno del mondo riserva a Lorenzo, quel ragazzino cresciuto al circolo della Stampa di Torino.
In finale sarà ancora una volta Djokovic-Nadal, una delle rivalità più colossali della storia dello sport mondiale. Giusto così, ma questa è un’altra storia.
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