Tra le cose che ritenevamo certe, in questa settimana di tennis sulla terra europea, era che Novak Djokovic raggiungesse almeno al finale dell’Atp 250 di Belgrado. In primis perché il numero uno del mondo, per definizione, in un torneo di questa categoria parte necessariamente davanti a tutti. E poi perché si giocava nella sua patria, nella sua città, dopo tanti anni di assenza del grande tennis.
E invece il serbo è incorso in una di quelle serate che non capitano spesso, imbrigliato da un Aslan Karatsev in una di quelle serate in cui, come ormai abbiamo imparato a conoscere, è capace di qualsiasi cosa. E il russo, inaspettatamente, si è preso la rivincita della netta sconfitta subita in semifinale agli Australian Open.
Alcuni dati per descrivere questa partita, che valgono più di mille parole. Innanzitutto il risultato finale: 7-5, 4-6, 6-4 per il russo. Tempo di gioco: tre ore e 27 minuti. Quarantaquattro, dicasi 44, palle break, di cui 28 per Djokovic e 16 per Karatsev. Con la differenza che il serbo ne ha convertite 5, mentre il semifinalista di Melbourne 6. E quel break in più, alla fine, ha fatto tutta la differenza in una delle partite più incredibili viste negli ultimi tempi.
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