Tra il tanto entusiasmo per gli exploit di Sinner e Musetti, effettivamente, un po’ tutti ci siamo dimenticati troppo presto che il miglior tennista italiano (al momento) è quello che finora abbiamo visto meno: Matteo Berrettini.
Otto vittorie e due (tre considerando il W.O a Melbourne) sconfitte questo il suo bottino in singolare di inizio stagione. Un ATP Cup giocata a splendidi livelli, in cui Berrettini si è arreso soltanto a Medvedev. Nonostante la finale persa, il secondo posto in tale manifestazione è stato un grandissimo traguardo per l’Italia del tennis.
Ottime sono state le prestazioni del capitolino anche agli Australian Open. Competizione alla quale ha dovuto dire addio senza neanche riuscire a scendere in campo al quarto turno contro Tsitsipas e, dopo aver ottenuto tre vittorie su Kevin Andreson, Machac e Khachanov. Un andamento spedito, spezzato solo dalla sfortuna. O, meglio, dal problema agli addominali che lo tormentava da inizio 2020. E che oggi, si spera, sia ormai superato.
Al Sardegna Open ha riassaggiato il campo in doppio insieme al fratello Jacopo, con risultati e sensazioni incoraggianti. Berrettini, ai microfoni di SuperTennis, ha dichiarato a riguardo:
“I miei programmi? Credo non sia il caso di aspettarsi troppo fin da subito, proprio perché devo darmi il tempo necessario a ritrovare il giusto ritmo, comunque prossima settimana giocherà il Masters 1000 a Monte-Carlo, poi Belgrado, una settimana di allenamento, quindi gli appuntamenti di Madrid e Roma. Spero davvero di arrivare al top della condizione per gli Internazionali d’Italia, il torneo a cui tengo di più, nella mia città”.
È chiaro che Roma sarà soltanto un punto di partenza per Berrettini, che proprio agli Internazionali fece il suo esordio ufficiale nel circuito ATP nel 2017, quando gli venne concessa una wild card dall’organizzazione. In quell’occasione si trovò subito di fronte Fabio Fognini, che lo sconfisse con un netto 6-3/6-1.
Ma ora la storia è un’altra. Il presente ci parla di un Berrettini ormai Top-10 e che ha maturato tutte le qualità per imporsi in un Masters 1000. La terra rossa, tra l’altro, è “dove” ha ottenuto i suoi migliori risultati: delle quattro finali disputate, tre le ha giocate proprio su questa superficie. Per quanto riguarda il Roland Garros, il discorso è lo stesso. Se Matteo dovesse arrivare in buone condizioni al secondo Slam stagionale, potrebbe davvero riprendersi ciò che prima Nadal e poi il destino gli hanno tolto rispettivamente agli Us Open nel 2019 e in Australia un paio di mesi fa.
Ma all’orizzonte ci sarà ancora tanto da giocare.
Infatti, dopo il grande evento parigino sarà la volta della stagione sull’erba. Uno scenario per lui glorioso, perché indicativo del suo potenziale: nel 2019 vincendo a Stoccarda senza perdere un set e senza mai cedere il servizio, è diventato il quinto tennista al mondo ad aver vinto due tornei senza subire break, nonché il secondo tennista italiano della storia (su un totale di tre) a essersi aggiudicato un torneo del circuito maggiore su erba. Inoltre, all’età di 23 anni e 2 mesi, si è consacrato come il più giovane giocatore del proprio Paese ad aver vinto tre titoli ATP. Insomma, ad oggi, ci sono tutti i pre-requsiti per poter puntare in alto anche a Wimbledon!
Tuttavia, sarà proprio quando dall’erba si passera al cemento che si si deciderà la stagione. Qui, i punti inizieranno ad essere veramente pesanti. Dai Masters americani agli Us Open, dalla parentesi asiatica fino a quella europea, per arrivare al grande obiettivo: le ATP Finals di Torino.
Rientrare tra i primi 8 quest’anno non sarà facile, ma l’opportunità di giocare il ‘Torneo dei Maestri’ in casa è davvero ghiotta, come ghiotti sono i desideri degli appassionati italiani di questo sport. Il sogno è vedere Berrettini e Sinner, profeti in patria, calcare entrambi tale prestigioso palcoscenico.
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