La geopolitica del tennis, oggi. Numeri e brevi considerazioni sulle potenze tennistiche mondiali

Stamattina avevo un po’ di tempo, e mi sono messo a giocare con i numeri. Sulla scia dell’euforia per il nuovo record messo a segno dal tennis italiano (che da stamane per la prima volta nella sua storia conta 10 tennisti nei primi cento del mondo) mi sono messo a fare un po’ di confronti con gli altri grandi Paesi tradizionalmente potenze di questo sport (USA, Spagna, Francia).

In questo momento, la situazione al vertice del tennis mondiale, sul piano puramente quantitativo, è la seguente:
Francia e Spagna: 11 top 100
Italia e USA: 10 top 100

E questo a me pare un dato assolutamente eccezionale: l’Italia è alla pari delle altre grandi potenze tennistiche mondiali ed esprime da sola il dieci per cento della ristretta elite dei professionisti, quelli che partecipano di diritto ai tornei dello Slam. Tuttavia, questo numero non dice tutto. Per capire come questa situazione potrà evolvere nei prossimi anni, sono andato a vedere la composizione per età dei top 100 dei quattro paesi.

Ebbene, se si guarda l’età media la situazione è questa:
Italia: 26
USA: 26
Francia: 30
Spagna: 30

È evidente che le prospettive di un movimento come il nostro, che dispone di giovani come Sinner, Musetti, Berrettini e Sonego sono diverse da quelle di chi, come Francia e Spagna, annovera tra i suoi portacolori gente come Monfils, Gasquet, Tsonga, Simon, Nadal, Verdasco, Lopez, Bautista, Andujar, tutta gente ormai prossima a terminare la carriera.

Quanto agli USA, l’età media è relativamente bassa, grazie ai giovani delle classi 97 e 98 (Fritz, Opelka, Tiafoe, Tommy Paul), che però francamente non sembrano in grado di raggiungere traguardi in linea con le scintillanti tradizioni del tennis a stelle e strisce, e affidarsi al solo Korda, che sembra il più promettente, pare un pochino limitativo. Ma non è tutto: andando a limitare l’analisi ai giocatori di punta (i migliori 4 di ogni nazione) il dato che esce fuori è il seguente:

Italia: rank medio 21; età media 25
Spagna: rank medio 19; età media 32
Francia: rank medio 28; età media 30
USA; rank medio 41; età media 26

Ne consegue che, rispetto agli altri 3 paesi, l’Italia in questo momento esprime un movimento molto più giovane rispetto a quello spagnolo e francese e molto più qualitativo, a parità di età, rispetto a quello statunitense. Per completare il discorso sulla qualità pura, non si può prescindere da altri tre Paesi che, pur non esprimendo un movimento altrettanto ampio, riescono comunque a produrre tennisti di enorme valore: la Russia, il Canada e la Serbia.

La Russia ha solo 4 top 100, Medvedev, Rublev, Kachanov e Karatsev, ma ha numeri spaventosi, con un ranking medio elevatissimo (pari a 15) e un’età media molto verde, pari a quella dell’Italia (25).
Il Canada ha una situazione simile: ha pure 4 soli top 100, ma vanta numeri eccellenti: rank medio molto buono (30) ed età media di 25, come Italia, Russia e USA.
Infine la Serbia: 5 top 100 (Nole, Lajovic, Krajinovic, Kecmanovic, Djere). Se si esclude quest’ultimo, la media rank dei top 4 è pari a un eccellente 28, con una età media di 28 anni. Ma converrete con me che per un paese di soli 7 milioni di abitanti (meno della sola Regione Lombardia), si tratta di un risultato veramente eccezionale.

In conclusione: l’Italia in questo momento non solo è alla pari con le altre maggiori potenze tennistiche, ma dispone probabilmente, per ragioni anagrafiche, del più elevato potenziale di crescita. Questi numeri spiegano il grande interesse che il nostro tennis sta suscitando, da un po’ di tempo a questa parte, sui media tennistici di tutto il mondo. Come ha scritto qualche mese fa Jon Wertheim, forse il più prestigioso giornalista specializzato al mondo: “Italy has many young talents, has organizational strenght and skills, has population, has media and has a huge tradition in sports. The future of Italian tennis is bright”.

Roberto Commentucci è dirigente della Federazione italiana tennis e membro della Commissione tecnica.


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