Il destino di Jannik Sinner è segnato e in questi giorni di caldo e vento, nell’America più vicina ai tropici, ne abbiamo avuto la conferma. Prima finale in un “mille” al terzo tentativo, secondo italiano di sempre a centrare il risultato, quarto teenager ad arrivare così lontano dopo Andre Agassi, Rafael Nadal e Novak Djokovic. C’è altro da dire?
No, e infatti non ci sono molte parole. In attesa di capire come andrà a finire domenica, è lui stesso a parlare del match di semifinale contro Bautista Agut, vinto con sofferenza, intelligenza e maturità tennistica oggettivamente fuori dalla media.
Così come fuori dalla media è la maturità con cui Jannik commenta la partita: “È incredibile, sono contentissimo — ha detto dopo il match — la prima semifinale in un Masters 1000 contro un giocatore così solido è stata durissima. È stata una battaglia, proprio come due settimane fa a Dubai”.
Sinner ha analizzato il match: “Eravamo tesi tutti e due all’inizio della partita. Oggi c’era molto vento, io ho cercato di servire meglio, di muoverlo. E mischiare le carte è stata la chiave”. Così come quell’attitudine a non mollare mai, risultata così evidente sia nel secondo che nel terzo set: “Anche quando ti trovi sotto 0-40 non è detto che tu debba perdere il game. E proprio quel game (il settimo del secondo set) ha cambiato un po’ la partita: ci sono punti che possono decidere un match. Nel penultimo game ho avuto più ritmo, e a quel punto ho rischiato il tutto per tutto, perché alla peggio sarei andato sul cinque pari”.
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