Qualche anno fa, nel suo percorso di avvicinamento alla top 100, Thomas Fabbiano mise insieme una notevole serie di affermazioni nei tornei challenger organizzati nei paesi dell’estremo Oriente: paesi come Cina, Giappone, Thailandia, Indonesia, dove raccolse un bel gruzzolo di punti e sconfisse avversari di valore, meritandosi il rispetto e l’ammirazione degli sportivi orientali, che gli dedicarono l’appellativo di “Tommy San”.
Da lì aveva inizio, dopo tanto girovagare nei tornei minori, il bel percorso del pugliese nel circuito maggiore, che il ragazzo di San Giorgio Ionico, piedi veloci, testa pensante (a volte anche troppo) e diritto esplosivo ha saputo guarnire con alcune notevoli imprese, anche negli Slam, battendo tra gli altri Tsitsipas a Wimbledon e Thiem agli Us Open.
Per non parlare delle sue omeriche, vittoriose battaglie, lui brevilineo di 1.70, contro due pivot come Reilly Opelka e Ivo Karlovic, nell’eterna riedizione del mito di Davide e Golia. Insomma, ci eravamo abituati a considerare Tommy come uno dei principali protagonisti del nostro tennis. Finché lo scorso anno, alla ripresa del circuito dopo la sosta per la tempesta sanitaria, ecco che tutti i nostri riprendono a competere, ma del pugliese si perdono le tracce.
È Tommy stesso, con la consueta schiettezza, che ci informa di stare attraversando un periodo di riflessione. Vuole capire meglio se stesso, scavarsi dentro, per capire quanta motivazione abbia ancora, dopo 15 anni passati sul circuito, capire cosa può fare da grande, capire che c’è veramente nel mondo là fuori, che opportunità possono aprirsi per uno come lui, che dispone di una delle menti migliori e più profonde fra tutti i nostri giocatori.
Ed ecco questo 2021, con una lenta, difficile ripresa, il gioco che non vuole tornare, le sensazioni negative, le sconfitte a ripetizione, la fiducia che si affievolisce. Ma Tommy è uno tosto, non molla, cerca i grandi palcoscenici, dove sa che può dare il massimo.
E finalmente nell’ultimo turno delle quali di Miami, arriva la sofferta vittoria che gli regala di nuovo un main draw, dopo oltre due ore di lotta contro uno strano americano tanto regolare nello scambio quanto maleducato in campo, tale Brooksby, oltre due ore passate a litigare con il diritto, il suo colpo migliore, che non voleva saperne di funzionare.
Tommy resta lì, accetta la sofferenza, la lotta, allunga gli scambi, fa il fuoco con la poca legna che ha, fino alla sospirata vittoria, che festeggia muto, straiandosi lentamente sul cemento della Florida, senza esternare la monumentale sofferenza, l’enorme sollievo, la profonda gioia.
Bentornato, Tommy San.
Roberto Commentucci è dirigente della Federazione italiana tennis e membro della Commissione tecnica
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