Diciamo la verità, fino a qualche giorno fa in pochi, nel panorama mondiale, avevano sentito parlare di Francisco e Juan Manuel Cerundolo. Ventidue anni il primo, diciannove il secondo. Una manciata di partite (perse) a livello Atp per il più grande, nessuna presenza nel circuito per il secondo. Tutto questo fino a una settimana fa. Fino ai tornei casalinghi del 2021, l’Atp 250 di Cordoba e l’omologo di Buenos Aires.
Da fine febbraio, infatti, per loro è cambiato tutto. In quel di Cordoba esplode il fratellino, “Juanma”, che vince senza lasciare per strada neppure un set i tre match di qualificazione e accede al primo torneo Atp in carriera. Da lì comincia una cavalcata incredibile, che lo porta a trionfare in finale contro il numero 47 del mondo Albert Ramos-Vinolas e a conquistare il suo primo, storico, torneo in carriera. Il secondo classe 2001 in assoluto a riuscirci, dopo Jannik Sinner.
E mentre “Juanma” passa in una settimana dalla posizione numero 334 alla 181 nel ranking Atp, il fratello maggiore Francisco – sconfitto a Cordoba al secondo turno dal connazionale Coria – si sposta nella capitale (che è anche la città natale dei due Cerundolo) e comincia la sua corsa. Come il fratellino, riesce a vincere il torneo di qualificazione e ad accedere al main draw.
Qui si prende subito, al primo turno, la rivincita contro Coria, poi elimina, in serie, un inguardabile Benoit Paire, e gli spagnoli Andujar e Ramos (che la famiglia Cerundolo se la ricorderà per diverso tempo) per raggiungere la finalissima, in cui soccombe contro il favoritissimo numero uno argentino Diego Schwartzman.
Gli ultimi fratelli a riuscire a centrare un “back to back” in finale di due tornei consecutivi a livello Atp erano stati Sascha e Mischa Zverev, nel 2017. “Ciò che ha fatto Juanma a Cordoba è stato uno stimolo decisivo per me”, ha rivelato Francisco, che da oggi è numero 112 del ranking. “Abbiamo un rapporto stupendo e quello che ci sta succedendo è incredibile, è cambiato tutto da un giorno all’altro”.
Una bella soddisfazione per due fratelli che, insieme al loro coach, giusto un anno fa erano bloccati dal Covid a Buenos Aires e che decisero di partire per Arezzo, dove cominciò la lunga e faticosa cavalcata – fatta di allenamenti, tornei minori e Challenger – che li ha portati fin qua.
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