Sport e politica? Rafael Nadal dice la sua

Sulla scia delle polemiche nate da una dichiarazione di Zlatan Ibrahimovic su Lebron James (“Sarebbe meglio che non pensasse alla politica”), Rafael Nadal ha dichiarato in un’intervista: “Meglio che uno sportivo non parli di politica”. Lo spagnolo, però, non si riferiva chiaramente alla vicenda dei due sportivi e non si è schierato per nessuna delle due parti.

La politica

A Veja, Nadal ha parlato di molte cose, partendo dalla politica.

Perché non voglio parlare della politica? Sono consapevole della situazione politica e ne parlo molto con i miei amici e con i membri del mio staff. Sono informato e ho una mia opinione come ogni cittadino.

Comunque, so che, in ogni caso, se cominciassi a parlare di politica, tutto ciò che direi sarebbe decontestualizzato e ciò mi darebbe fastidio. Per questa ragione evito di parlarne e credo che sia meglio che uno sportivo non parli di politica”.

La situazione Covid e Djokovic

L’intervista è poi passata sulla situazione che si sta vivendo nel mondo a causa della pandemia e un giudizio sull’operato di Djokovic fuori dal campo negli ultimi mesi.

Il Covid-19 mi ha destabilizzato molto, soprattutto durante la quarantena. Non potevo e non volevo allenarmi, non volevo fare nulla.

Quando siamo riusciti a controllare meglio la situazione sono tornato ad allenarmi, ma con meno intensità. L’obiettivo era non farmi male.

È stato un processo lento che ho proseguito passo dopo passo. Ho cambiato la mia routine e il virus ha influito pesantemente nella mia vita. Allenarsi senza sapere quale fosse il torneo successivo non è stato facile, non avevamo obiettivi chiari. In ogni caso, giocare senza pubblico è veramente triste, ma mi sono adattato dal Roland Garros.

Preferisco parlare di come abbia vissuto io questi ultimi mesi e non mi permetterai mai di giudicare i comportamenti degli altri. È stato molto difficile guardarsi intorno e rendersi conto di quello che sta succedendo.

Stiamo vivendo in una continua quarantena con migliaia di morti al giorno, ricordo quando tra aprile e giugno sono morte più di 50.000 persone in Spagna. Non avevo la forza di fare nulla di fronte una situazione simile e penso che con tutti i problemi che ci sono nel mondo sia impossibile rilassarsi”.


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