Il “vecchio” Milos mangia ancora in testa ai baby-fenomeni canadesi

La miglior stagione degli ultimi quattro anni è valsa a Milos Raonic il premio di miglior tennista canadese del 2020. Si tratta dell’ottava volta negli ultimi dieci anni. Le uniche due volte in cui il trentenne nato in Montenegro ha mancato l’appuntamento sono state nel 2017 e 2019, quando ha vinto Denis Shapovalov.

Le ottime prestazioni – in particolare a Melbourne, Cincinnati e Parigi – del miglior Raonic dal 2016 ad oggi gli sono valse il ritorno in vetta al tennis con la foglia d’acero. Una bella soddisfazione per Milos, che è tornato in top-15 (solo con i punti del 2020, senza congelamento del ranking, sarebbe numero 9 del mondo) e che ha smentito per l’ennesima volta le voci dei tanti critici che ogni anno lo danno per finito.

Quegli stessi critici che, ormai da un paio d’anni, parlano del tennis canadese solo per incensare le nuove leve (in particolare lo stesso Shapovalov e Felix Auger-Alissime) e dimenticandosi di colui che, nell’ultimo decennio, ha tenuto alto il nome del Canada nel circuito. E curiosamente l’altro connazionale che quest’anno ha fatto molto ben parlare di sé è Vasek Pospisil, altro “vecchietto” tutt’altro che pronto per il pensionamento.

Come detto, per Raonic i momenti migliori della stagione sono stati i quarti di finale agli Australian Open, la finale di Cincinnati (la prima in un Masters 1000 da Indian Wells 2016), le semifinali a San Pietroburgo e a Parigi-Bercy. La sensazione è che, se dal punto di vista fisico starà bene, anche nel 2021 Milos Raonic avrà molto da dire e da dare. Soprattutto in termini di umiltà e resilienza nei confronti dei più giovani.

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