Per Jannik Sinner è un finale di 2020 fatto di (poco) riposo e (molti) allenamenti in vista della prossima stagione. Ma sono anche giornate importanti per fermarsi un attimo, guardare alla sua finora folgorante carriera e ragionare sul futuro. Il 19enne di Sesto Pusteria ha affidato le sue riflessioni al Corriere della Sera, nel corso di un’intervista rilasciata a Gaia Piccardi, in cui ha parlato un po’ di motori (ha preso la patente da poco) e molto di tennis.
Ecco alcune delle risposte che ha dato.
Qual è il miglior consiglio che ha mai ricevuto in vita sua?
“Non aver mai paura di sbagliare, anche se a volte faccio fatica. I miei genitori mi hanno sempre sostenuto dicendomi di impegnarmi, anche se il rischio di commettere errori non può essere evitato”.
Quali sono i sogni e gli obiettivi per il 2021?
“Gli stessi con cui nel gennaio scorso sono partito dall’Australia: riuscire a giocare, Covid permettendo, almeno 60 partite in un anno”.
Il torneo di fine stagione riservato agli 8 migliori tennisti in classifica, le Atp Finals, dal prossimo novembre si giocherà a Torino per cinque anni: è una motivazione extra?
“Certo che sì, ma non mi piace pormi obiettivi troppo precisi con tanto anticipo. L’importante è migliorare: so che ho tanto margine”.
Sfidato Nadal a Parigi, l’aspetta il battesimo con Djokovic e Federer: quale dei due affronterebbe per primo?
“Forse Roger perché è il mio idolo e perché ho paura che tra tre o quattro anni sarà andato “in pensione”, anche se sarebbe bello che non smettesse mai”.
Ma insomma, Jannik, è la vita che sognava da bambino?
“Da piccolo pensavo di diventare sciatore perché dalle mie parti, in Alto Adige, è normale immaginarsi sulla neve. Appena ho iniziato a giocare a tennis, però, ho capito che mi piaceva di più dello sci”.
Perché?
«Perché se sbagli, nello sci sei fuori. Il tennis invece ti dà sempre un’altra occasione».
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