Il servizio è fondamentale nel tennis. Tutto deriva da questo colpo, di conseguenza chi possiede un buon servizio è già in vantaggio sull’avversario. Negli ultimi tempi, complici alcuni interpreti che l’hanno riproposto dopo decenni in cui era praticamente scomparsi, è tornato a farsi vedere il servizio da sotto. Ed ha sollevato un grande dibattito sulla sua opportunità di utilizzo. Un gesto tecnico che rese famoso il tennista americano Michael Chang, nel 5 giugno 1989, facendo perdere la testa a Ivan Lendl.
Michael Chang Underhand Serve vs Ivan Lendl (French Open 1989) [HD] from Hykha on Vimeo.
Oggi è Nick Kyrgios a sfidare le regole vivacizzando i suoi match, con “tweener” e i vari colpi fuori da ogni schema, riconsegnandolo 30 anni dopo al circuito ATP, e trasformandolo quasi in un suo marchio di fabbrica, facendolo diventare un’arma a “effetto sorpresa”. E insieme a lui, tanti altri.
Tuttavia sono tanti i pareri contrastanti a tale proposito, ne cito alcuni:
Analizzando la questione dal punto di vista tecnico, questo tipo di servizio non crea stupore e meraviglia, è sul piano etico a lasciare qualche dubbio, in quanto il giocatore in risposta non è pronto a tale servizio, aspettandosi forza ed angolazione piuttosto che astuzia o destrezza.
Non esiste quindi una regola scritta che lo vieti. Il giocatore che sceglie di utilizzarlo, certamente potrà essere criticato, ma il gioco del tennis lo permette. D’altronde… “Per servire un ACE bisogna indirizzare la palla dove l’avversario non riesce ad arrivare”.
Domenico Bruno
International Coach MTMCA
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