Bjorkman: ecco perché i Nextgen soffrono così tanto i Big Three

Jonas Bjorkman, ex n. 4 del mondo, ha voluto dire la sua sul perché i tennisti della Nextgen soffrono così tanto i Big3. In un’intervista a Behind the Racket, lo svedese ha parlato, inoltre, della sua vita, delle difficoltà iniziali e delle differenze nel tour rispetto all’epoca in cui giocava.

Le difficoltà iniziali

Bjorkman ha voluto iniziare raccontando le difficoltà iniziali incontrare durante il suo percorso di crescita.

Quando ero bambino ero davvero una persona molto timida. Non parlavo con le altre persone e a scuola ero sempre in ultima fila. Diciamo che avevo una personalità modesta. Quando poi ho deciso di ritirarmi dal mondo del tennis professionistico, sono diventato più socievole anche perché non avevo altra scelta, ho acquisito sicurezza parlando in inglese e questo mi ha aiutato molto ad arrivare dove sono adesso”.

Le differenze col passato

L’intervista è poi scivolata sul confronto tra il tennis di venti/trenta anni fa e quello di adesso:

Rispetto al passato il tour è molto diverso. I tennisti di élite hanno diverse persone accanto e probabilmente passi più tempo con il proprio team di lavoro piuttosto che con gli avversari, davvero diverso rispetto al passato. Prima poi per entrare nei primi 100 era difficile, ora basta giocare un torneo ed entri velocemente. Nei tornei importanti si fanno le conoscenze giuste ed è importante stringere buoni rapporti con gli altri tennisti.

Allenamento? È molto diverso dal giocare, ma mi piaceva molto. Ho avuto la fortuna di lavorare con atleti come Andy Murray e Marin Cilic, quando stabilisco un legame di successo con un tennista questo mi dà carica perché sento di fare parte dei propri successi”.

Perché i Nextgen soffrono così tanto i Big3

La domanda finale non poteva che riguardare Nadal, Federer e Djokovic e la difficoltà delle nuove leve nell’affrontarli:

Siamo in un’era incredibile con Djokovic, Federer e Nadal, questi tre hanno fatto cose incredibili in questo sport, ma in campo penso che i tennisti li rispettino troppo. La stragrande maggioranza di loro gioca un buon primo set e poi perde i successivi perché pensano a chi si trovano di fronte.

Questa Next Gen deve aver la convinzione giusta per poter combattere contro di loro nelle sfide importanti e non aspettare solo che si ritirano”.

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