In una lunga intervista a SportsPro, Andrea Gaudenzi svela la sua posizione su diverse questioni relative al mondo del tennis, dai diritti televisivi ai prize money dei tornei.
L’italiano ex n. 18 al mondo, subentrato a Chris Kermode, ha dovuto subito affrontare i problemi relativi alla pandemia globale, ma le sue idee per il percorso da intraprendere sembrano piuttosto chiare.
“Abbiano la necessità di focalizzarci sui fan che sono i destinatari di tutto. Comprano biglietti, guardano le partite, leggono le notizie e sono la platea per i nostri sponsor. Il nostro approccio non può essere totalmente incentrato su tornei e giocatori, dobbiamo offrire un’esperienza migliore ai fan”.
Gaudenzi ha continuato e a SportsPro ha svelato il giro di danaro intorno al tennis:
“Se negli anni ’90 il tennis era penalizzato perché non si sapeva quando sarebbe iniziato un incontro o quando sarebbe finito, adesso nell’era del digital e dell’OTT le potenzialità sono moltissime. Hai partite adatte per ogni fuso orario, ci sono match maschili e femminili sempre. Abbiamo un prodotto globale, ciò che è davvero complesso è trovare un racconto che possa coinvolgere tutti i soggetti. Il prodotto deve dare vantaggi a tutti.
Il tennis è il quarto sport più seguito al mondo, ma produce appena 0.50$ per fan, al contrario del golf che ne produce 3$. Il tifoso vuole avere più tennis e magari sarebbe anche in grado di pagare di più, ma in alcuni casi non può permetterselo e si arrende a causa di punti deboli del sistema. Oggi purtroppo non possiamo ancora offrire tutto il tennis su un’unica piattaforma. Nel Regno Unito, per esempio, per vedere tornei slam, Atp e Wta devi avere tre o quattro abbonamenti, è una cosa complessa che non funziona. Un approccio unito favorirebbe gli spettatori”.
Gaudenzi continua, facendo un interessante confronto con il mondo della musica.
“I titolari dei diritti del tennis devono essere allineati perché parliamo con le stesse persone, non devono competere direttamente con l’audience. I nostri tornei sono in un momento diverso nel calendario. Wimbledon non compete con gli Australian Open, così come i nostri tornei non competono con loro. Il competitor del tennis è il mondo intorno, un esempio sono le piattaforme d’intrattenimento come Amazon Prime Video e Netflix”.
Il presidente Atp ha anche risposto alle domande sui futuri prize money.
“Ho pensato ad una soluzione per i prize money, con un livello di ‘base’ per i tornei destinato a crescere del 2.5% anno dopo anno e un accordo di partecipazione agli utili 50/50 tra giocatori e promotori. Questo è proprio quello a cui aspirano i tennisti. L’obiettivo è introdurre gradualmente questi meccanismi nelle prossime stagioni, dai tornei master1000 in giù.
Il piano prevede di apportare modifiche al calendario: alcuni master1000 verrebbero allungati a 11 o 12 giorni con tabelloni allargati, offrendo ai promoters tornei più interessanti con tutti i migliori al via e consentendo più giorni di riposo ai tennisti. Questo avrebbe ripercussioni positive anche a livello organizzativo ed economico: i giocatori di livello inferiore avrebbero accesso a prize money superiori rispetto ad un Atp 250”.
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