Inutile girarci intorno, l’abbiamo detto più volte. Juan Martin Del Potro è uno dei giocatori che amiamo di più. E come noi, milioni di appassionati di tennis in Italia e nel mondo. Le motivazioni sono tante, ma su tutte c’è quel suo essere eroe romantico, molto argentino, un po’ malinconico, ma anche così incredibilmente esaltante quando sfodera le sue martellate di dritto, magari dopo essersi trascinato sul campo con quella sofferenza scritta sempre sul suo volto.
A Juan Martin la “dea bendata” ha volta le spalle da sempre. La sua carriera è stata costellata e condizionata da infortuni pesantissimi, che ne hanno limitato le possibilità di vittoria, soprattutto a determinati livelli. L’ultimo, il terzo infortunio che ha richiesto una terza operazione al ginocchio, l’ha tenuto fuori per tutto il 2020 e sta richiedendo tempi di recupero lunghissimi.
“E’ difficile”, ha detto recentemente Delpo. “Non posso nasconderlo, è molto difficile. I tempi sono lunghi e si stanno allungando. Però mi sono dato un obiettivo, quello di giocare le Olimpiadi di Tokyo del 2021. Mi rifiuto di ritirarmi fuori dal campo, non voglio arrendermi“. Il Martello di Tandil avrà 33 anni quando si svolgeranno i Giochi olimpici e non è da escludere che possa decidere di prendervi parte per dire definitivamente addio al tennis.
Uno sport a cui ha dato tanto, ma che non gli ha ridato indietro altrettanto in termini di risultati. Certo, ha vinto 21 tornei in carriera – e non sono pochi – ha trionfato agli Us Open nel 2009, è stato numero tre del mondo. Ma se la sfortuna non si fosse accanita su di lui, staremmo parlando di uno che avrebbe dato filo da torcere ai Big Three e, chissà, si sarebbe potuto anche inserire nella loro epopea, come ha fatto per qualche anno Andy Murray (altro tennista martoriato dagli infortuni).
Eppure ciò che il tennis non gli ha ridato in termini di risultati, l’ha fatto in termini di amore e affetto da parte del pubblico, che l’ha eletto a eroe, in campo e fuori. Un ragazzo semplice, così poco argentino e sudamericano nel gioco e nel fisico, ma così tanto argentino e sudamericano nell’anima, nella personalità, nelle abitudini.
Ci auguriamo con tutto il cuore di rivederlo in campo a Tokyo, ancora una volta, anche se fosse l’ultima. Se lo merita e sarebbe un’altra bellissima storia di sport da raccontare. Forza Delpo, siamo davvero (per quel poco che possa contare) tutti con te.
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