Intervistato dal Corriere della Sera, il leggendario ed iconico Stan Smith, primo vincitore delle Atp Finals a Tokio nel 1970 ha dichiarato: “Sinner mi ha impressionato”. Durante la chiacchierata su Zoom l’ex campione ha raccontato alcuni aneddoti di un tennis ormai sparito, dalle gesta di Artur Ashe e Rod Laver, passando per Ilie Nastase e Rosewall.
Stan Smith, la figura più iconica del tennis
A molti nati dopo il 1990 il nome Stan Smith fa pensare solamente ad uno dei modelli di scarpe più iconiche e famose del mondo. L’americano di Pasadena, 74 anni, è però stato molto di più nella sua carriera. Un incredibile giocatore di doppio ed un due volte vincitore slam, nonché primo maestro a Tokio 1970, Stan Smith ha affrontato praticamente tutte le leggende di questo sport. Ha conosciuto il primo inventore del circuito come lo vediamo oggi, Jack Kramer, ha sfidato Nastase, Kodes, Laver e Rosewall, ma anche Vilas e Connors e ha fatto coppia con il leggendario Arthur Ashe.
L’intervista
Vi riportiamo alcuni stralci dell’intervista fatta dal Corriere della Sera alla leggenda Stan Smith.
Chi è stato il più forte, tra i suoi avversari?
“Penso che siamo tutti d’accordo nel dire che, per conquistare due volte tutti e quattro gli Slam nello stesso anno solare, devi essere un po’ speciale. La risposta, quindi, è facile: Laver”.
C’è unanimità anche sul nome del più grande di sempre, Federer, secondo lei?
“Oh, sì. In una mia classifica di ogni tempo dopo Roger metto Rod, Djokovic e Nadal a pari merito, Sampras e Borg”.
Il cambiamento più grande rispetto ai suoi tempi sono le racchette, mister Smith?
“Insieme al business che ruota intorno al tennis e alla televisione, senza dubbio. Con la racchetta di legno il gioco è per forza diverso, meno potente e più lento: se non colpivi la pallina al centro perfetto dell’ovale, erano guai. Io credo che l’unico che sarebbe altrettanto vincente con il legno sia Federer. Roger gioca come giocavamo noi. Pulito”.
Ha sentito parlare di un certo Jannik Sinner, the italian sensation?
“Certo che sì, l’ho anche visto in azione alla tv: a New York e Parigi. Ha un tennis a tutto campo che mi ha impressionato e un buon atteggiamento. Ora che ha vinto il primo titolo Atp e che l’Italia fa il tifo per lui, determinante sarà come gestisce il successo e le attenzioni. La testa, nel tennis, è tutto. Ma non sarà una meteora: su questo mi sento di sbilanciarmi”.
Se potesse tornare indietro, rifarebbe tutto? Anche boicottare Wimbledon ‘73?
“Sì. A quel tempo pensavo che fosse la cosa giusta da fare e ne sono convinto ancora. Ha contribuito a far diventare il tour Atp quello che è oggi. Ma ci sono cose del mio passato che, potendo, cambierei: mi prenderei più cura del mio corpo, portandomi dietro un fisioterapista ai tornei e giocherei meno. Da numero uno del mondo, nel ‘72, chiesi troppo al mio fisico”.
Il primo risultato che si ottiene su Google cercando Stan Smith è una sneaker, tutt’oggi vendutissima: che effetto fa essere un marchio globalizzato ai piedi di milioni di teenager nel mondo?
“Fu una grande idea dell’Adidas, che sostituì le iconiche tre strisce laterali con tre buchini di aerazione. Mi fa piacere che la scarpa mantenga vivo il mio nome e le do una notizia: dal 2024 le Stan Smith saranno in poliestere riciclato dalla plastica raccolta in mare. Una piccola ma importante parte nella sostenibilità del pianeta”.
Ma lei le indossa?
“È ufficiale: Stan Smith usa le Stan Smith”.
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