Lorenzo Sonego è stato protagonista nelle ultime settimane per il suo ingresso in top40 dopo l’incredibile vittoria a Vienna contro il n. 1 del mondo, Novak Djokovic. Il venticinquenne torinese si è raccontato in un’intervista, parlando del tennis vissuto durante il Covid e delle emozioni per la vittoria contro Djokovic.
Sonego è salito alla ribalta dopo la vittoria netta e contro pronostico su Novak Djokovic. Vi riportiamo l’intervista rilasciata dal tennista a Torino Oggi.
“Ad oggi sono tornato a Torino, dopo aver terminato i tornei. Ho fatto una settimana di stop e poi sono ritornato nella mia città per allenarmi. Nel mondo del tennis, infatti, sono consentiti gli allenamenti”.
“Durante i periodi di preparazione arrivo a circa sette ore al giorno”.
“Tornare a Torino è stato bellissimo, ma devo ammettere che questa situazione di emergenza sanitaria è difficile. È difficile tornare a stare chiusi in casa e uscire solo per allenarsi o in caso di necessità”.
“Durante le partite e gli spostamenti mi sono sempre sentito al sicuro, i tornei sono sempre stati organizzati benissimo sotto questo punto di vista. In più, è come se vivessimo in una bolla. Ci potevamo spostare solo dall’hotel al club. Fortunatamente, stando in campo è come se questa situazione Covid l’avessi avvertita meno. Ho patito il fatto che, nonostante fossi in posti splendidi, non potessi vivermeli fino in fondo, costretto in hotel, ma la voglia di continuare a fare questo bellissimo sport vince sempre. Senza pubblico è tutto diverso. Sono una persona che assorbe molta energia dal pubblico e, al contempo, vuole comunicargli sempre qualcosa. In questo periodo, invece, deve bastare l’energia trasmessa dall’allenatore”.
“La partita contro Djokovic entrerà sicuramente nella storia del tennis, me la ricorderò per tutta la vita. È stato un giorno stupendo, per me e per l’Italia intera. Una partita che mi ha regalato tanta fiducia: vuol dire che tutto quello che ho fatto fino ad oggi è stato fatto bene, è la strada giusta”.
“No, una partita non ti cambia e credo che in questo sport sia necessaria la continuità. In generale, sono una persona che non ha paura di trovarsi davanti i grandi nomi”.
“Non ho avuto paura quel giorno e sono entrato in campo con il pensiero di potercela fare. Certo, se entri già sconfitto non potrai mai farcela. Sono entrato tranquillo e ho cercato di mantenere lo stato di serenità per tutta la partita e di questo sono molto contento, perché ci sono riuscito”.
“Mi ricorderò sempre l’intervista in inglese dopo la partita. Mi hanno fatto due domande diverse in inglese, ma io non capivo nulla, la mia mente era altrove e così ho detto due parole, pensando che le domande fossero uguali”.
“Gli consiglierei prima di tutto di capire davvero se in campo si diverte o se è per lui un sacrificio. E poi, l’avere fiducia in un maestro è fondamentale. Trovare una guida che tiene davvero a te, come è successo a me, è una grande fortuna. Gli consiglierei di stare attento a tutto, anche alle piccole cose fuori dal campo. Di non abbassare mai la guardia, ma soprattutto di conservare intatta l’umiltà. I veri campioni restano umili”.
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