“Jannik Sinner ha un tennis opposto al mio per cui non potrei prendere nessuno dei suoi colpi. Tuttavia, credo che sia la sua mentalità la cosa che mi fa più gola perché ha un’attitudine già da grande giocatore, nonostante sia solo un anno più grande di me”. Sono parole pronunciate da chi Sinner lo conosce bene, il suo amico Lorenzo Musetti, che – ci auguriamo – sarà anche il suo grande rivale nei prossimi anni.
Ebbene, crediamo che mai parole siano state più corrette. Da quando, a metà del 2019, Jannik ha vinto la sua prima partita nel circuito Atp, tutti abbiamo imparato a conoscerlo un po’ meglio. C’era chi lo seguiva da anni, come ovvio che sia. Ma per il grande pubblico è diventato un volto noto solo dalla fine dello scorso anno, quando vinse – alla grandissima – le Next Gen Atp Finals di Milano.
Da allora ad oggi la sua carriera, nonostante la lunga pausa dei tornei a causa del Covid, è stata un fenomenale crescendo. Ed oggi ci troviamo a commentare la sua prima finale Atp, a 19 anni e tre mesi. Era scontato che sarebbe successo, ma forse in pochi pensavano che sarebbe successo così presto. E invece il 14 novembre 2020 verrà ricordato come il giorno della prima finale (e speriamo anche qualcosa di più, ma non lo diciamo) di Jannik Sinner.
Questo torneo di Sofia ha fatto vedere in maniera ancora più limpida le qualità del 19enne nativo di San Candido. Anzi, ha fatto vedere ancora qualcosa in più. Oltre al rovescio da sogno, al timing speciale nel colpire la pallina, alla profondità dei colpi, per esempio, Jannik ha fatto vedere finora una gran prima di servizio. Nel tabellino finale delle partite, alla voce “ace”, il numero è sempre più alto.
Eppure i margini di miglioramento sono enormi, soprattutto nel gioco a rete. E pensare che nella capitale bulgara ha fatto vedere anche qualche imperfezione, a partire da un dritto che funziona un po’ a intermittenza, alternando colpi devastanti a errori di misura difficili da decifrare. Sempre riguardo al servizio, anche la percentuale di prime in campo può essere ben più corposa.
Ma – e torniamo a quanto detto da Musetti – la vera, incredibile, qualità che sta mettendo in mostra Sinner in questi giorni è la sua straordinaria solidità mentale, capace di mettere in crisi giocatori ben più esperti di lui. Ne hanno fatto le spese, a Sofia, il 28enne Marton Fucsovics, il 24enne Huesler, il 21enne (ma già molto scafato e quotato) Alex De Minaur, il 32enne Adrian Mannarino.
Tutti giocatori con caratteristiche molto diverse tra loro, contro i quali Jannik è stato bravissimo e freddissimo a trovare sempre la soluzione giusta nel momento giusto, come quando, nel secondo set contro Mannarino, è stato glaciale nell’annullare due palle break all’avversario che potevano cambiare le sorti dell’incontro.
Vedere i suoi avversari sempre sull’orlo di una crisi di nervi e lui, dall’altra parte, con una calma pacifica, non perdere mai il controllo e la pazienza, fa davvero impressione. Comunque vada la finale di Sofia, il “teenager più forte del mondo” ha già lanciato un altro messaggio molto chiaro al mondo del tennis. E’ arrivato ai vertici e promette di restarci per molto tempo. E noi ce lo godremo tutto.
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