E’ datato 25 ottobre 2020 e scadrà il 24 novembre il nuovo decreto del governo per contrastare il contagio da Covid-19 che è tornato a mordere in Italia come nel resto del mondo. “Con l’indice di contagio che torna sopra l’1,5 è nostro obbligo prendere provvedimenti per tutelare la salute dei cittadini, cercando al tempo stesso di limitare le ricadute a livello economico”, ha detto il premier Giuseppe Conte.
Il nuovo Dpcm emanato dal governo affronta in maniera diretta il capitolo “sport”, lasciando però aperti alcuni interrogativi, soprattutto per quelle discipline, come il tennis, che sono contraddistinte da una loro specificità particolare, dato che si possono benissimo praticare mantenendo il distanziamento sociale, (in questo senso proprio il tennis è stato considerato, in uno studio del Politecnico di Torino commissionato dal Coni, lo sport “più sicuro” da praticare in tempi di Covid).
Partiamo dalle cose certe: palestre, piscine e impianti sciistici da domani chiudono i battenti, almeno fino al 24 novembre prossimo. “Stop delle attività di palestre, piscine, impianti nei comprensori sciistici, centri natatori, centri benessere, centri termali, “fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi”.
Ma già qui si entra nel novero delle eccezioni. Come spiegato al punto 9f del decreto, chi vorrà potrà provare a organizzarsi: “Ferma restando la sospensione delle attività di piscine e palestre, l’attività sportiva di base e l’attività motoria in genere svolte all’aperto presso centri e circoli sportivi, pubblici e privati, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall’Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana (FMSI), fatti salvi gli ulteriori indirizzi operativi emanati dalle Regioni e dalle Province autonome”.
Questo passaggio sembrerebbe quindi lasciare ai circoli di tennis o di padel la possibilità di continuare la propria attività, purché svolta all’aperto.
Per quanto riguarda lo sport professionistico, si va avanti con le competizioni, ma a porte rigorosamente chiuse, a cominciare dagli stadi di calcio (stop all’esperimento dei mille tifosi).
Per quanto riguarda lo sport a livello dilettantistico, restano le ambiguità.
“Sono sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato; restano consentiti gli eventi e le competizioni sportive, nonché le sedute di allenamento degli atleti agonisti, riguardanti gli sport individuali e di squadra – riconosciuti dal Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), dal Comitato italiano paralimpico (Cip) e dalle rispettive federazioni sportive nazionali, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse, ovvero all’aperto senza la presenza di pubblico, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali”.
E qui già le interpretazioni cominciano a farsi difficili. Se fino a ieri c’era stata la distinzione negli sport di contatto tra dilettanti di livello nazionale, che potevano continuare con le loro attività, e dilettanti di livello meno che regionale o amatori che avevano dovuto interromperla, con questa formulazione non si capisce bene chi potrà fare cosa.
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