Jo-Wilfried Tsonga, in una recente intervista, ha raccontato alcuni momenti della sua vita, soffermandosi sui due più grandi rimpianti della carriera, entrambi contro Novak Djokovic.
Il 2020 non è stato un anno fortunato per Tsonga, uno dei giocatori più amati dell’intero circuito. A dir la verità è già da alcuni anni che siamo abituati a vedere poco in campo il francese, sempre alle prese con problemi fisici che ne compromettono la forma fisica. Quest’anno ha dovuto saltare tutti i tornei dello slam per colpa di un dolore alla schiena accusato prima dell’inizio degli Australian Open.
L’ex n. 5 del mondo, intervistato da un’emittente francese, ha voluto iniziare da uno dei più grandi (se non il più grande) rimpianti della sua carriera: la finale agli Australian Open 2008. Tsonga arrivava da una grandissima vittoria contro il n. 2 del seeding, Rafa Nadal, e, malgrado non avesse ancora una classifica buona, partiva favorito con il serbo Novak Djokovic. Entrambi non avevano ancora mai ottenuto uno slam in carriera e per il francese era addirittura la prima finale.
“Prima di quell’incontro avevo battuto Djokovic per cinque volte di fila. Il primo match con cui ci ho perso è stato quella finale. Questa partita mi ha fatto avere molti rimpianti perché vincere uno slam ti cambia la carriera. È inutile parlare a cose già fatte, ma sono convinto che quella vittoria avrebbe cambiato molto il corso degli eventi”.
In quella partita Tsonga era addirittura andato avanti per un set a zero (il primo, ed unico, perso da Nole in tutto il torneo), prima di arrendersi ai colpi del serbo.
Tsonga continua a raccontarsi ed arriva al secondo grande rimpianto, l’incontro di quarti di finale al Roland Garros 2012, sempre contro Novak Djokovic.
Il francese, dopo aver battuto Fabio Fognini e Stan Wawrinka, aveva tutte le carte in regola per eliminare Nole, grazie anche al sostegno enorme del pubblico parigino. Dopo aver perso il primo set, Jo-Wilfried riesce in un’incredibile rimonta, arrivando addirittura a quattro match point nel quarto set. Da lì in poi l’oblio.
“È uno dei ricordi più belli che ho del tennis grazie al pubblico nello stadio e al mio livello di gioco dimostrato. Sarei stato felice di sapere cosa sarebbe successo se avessi trasformato uno di quei match point. Stavo giocando veramente bene”.
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