Doveva essere il momento in cui Novak Djokovic avrebbe dovuto confermare il suo dominio sul circuito. Battere Rafael Nadal, nel suo giardino di casa, sarebbe stato il passaggio definitivo e inequivocabile. E invece l’imperatore della terra rossa, ancora una volta, ha fatto valere la sua legge. 6-0, 6-2, 7-5. Un massacro.
La legge di chi alza ulteriormente l’asticella di un record praticamente ineguagliabile per qualsiasi tipo di sport. La legge di chi scrive per tredici volte la storia di un torneo, il Roland Garros, che diventa una questione quasi personale. Trovateci qualcuno, nel tennis e non solo, che sia in grado di vincere per tredici volte in carriera una competizione che si svolge una volta all’anno.
Una competizione che, quest’anno, presentava per Rafa una miriade di incognite e difficoltà in più. Il fatto che si giocasse, a causa dell’emergenza sanitaria, fuori stagione rappresentava sicuramente una complicazione. La nuove palline, la terra pesante. La forma straordinaria del suo avversario, imbattuto sul campo nel 2020, che ha portato il suo coach Goran Ivanisevic addirittura ad avventare una assurda previsione per cui “Rafa non avrebbe avuto alcuna speranza di vincere“.
E invece, ancora una volta, l’ennesima, il maiorchino ha imposto il suo gioco, conquistando lo Slam numero 20 in carriera ed arrivando ad eguagliare il mostruoso record di Roger Federer. E’ un momento storico e consideriamo un privilegio assoluto aver avuto la possibilità di assistervi.
L’epopea di Rafa al Roland Garros si arricchisce dell’ennesimo, straordinario capitolo. Poche cose sono certe nel tennis e nello sport. Ma una cosa la possiamo dire: non esisterà mai più un binomio così epico come quello che associa in maniera inscindibile il nome di Nadal a quello dell’Open di Francia.
Chapeau, Rafael Nadal. Come te, nessuno mai.
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