Non è un periodo semplice per il tennis mondiale. La lenta ripresa dopo il periodo di lockdown si sta rivelando molto tortuosa e densa di difficoltà. Inutile dire che il momento più delicato sarà quello degli Us Open, il primo Slam che si disputerà (tra la fine di agosto e i primi di settembre) dallo scorso gennaio.
Molti giocatori hanno confermato la propria presenza (da Djokovic a Thiem, da Tsitsipas a Medvedev), alcuni grossi calibri mancheranno, a partire da Roger Federer (stop forzato) e Rafael Nadal, che ha scelto di non andare negli Stati Uniti in questo momento. Da una parte le preoccupazioni per la situazione sanitaria negli Usa, dall’altra la voglia di concentrare la preparazione sul Roland Garros, che si svolgerà a Parigi dal 21 settembre all’11 ottobre.
Una decisione su cui è tornato recentemente lo zio di Rafa, Toni Nadal, che ha invitato tutti a “non giudicare le scelte personali di ogni singolo atleta, legate, appunto, alla sfera privata”. Piuttosto, dice Toni, “spero che tutto ciò che è successo non condizioni le prestazioni di Rafa a Parigi“.
Sorprendentemente, quindi, anche l’ex coach di Nadal si schiera tra gli scettici sull’immediato ritorno al successo del nipote: “La preparazione di Rafa non potrà essere perfetta. Inoltre, per la prima volta il Roland Garros si giocherà a settembre, in autunno, e non i primavera e le condizioni saranno inevitabilmente diverse”. Insomma, il trionfo numero 13 del Re della terra a Parigi non sarebbe poi così scontato.
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