Intervistato dal Venerdì per i 90 anni dell’amico Gianni Clerici, Nicola Pietrangeli dice la sua sull’inutilità dei confronti tra presente e passato.
La sfida con Roger Federer
L’intervista si apre con una provocazione del grande Nicola:
“Potrei dire che batterei Federer a occhi chiusi ma non ci sarebbe la controprova. Allora se non c’è, non vale neanche il contrario”.
Una provocazione che mantiene il senso del discorso. Come si possono mettere a confronto due giocatori vissuti in epoche tennistiche lontane e con diversi strumenti di lavoro e velocità di gioco completamente mutata?
L’attacco all’epoca moderna
Proseguendo con la chiacchierata, Pietrangeli lancia un attacco ai fan dell’epoca moderna:
“Quando si parla di noi del passato si dice: eh, ma l’età moderna. Ma cosa vuol dire? Bartali e Coppi non sono stati grandi? E Nino Benvenuti? Io da solo ho vinto più Slam di tutti gli italiani messi insieme. Quando Berrettini è entrato in top 10, hanno detto che era il quarto italiano dopo Panatta, Barazzutti e Fognini. Ma io, prima del computer, fra i primi 10 ci sono stato per 10 anni, due volte al numero 3 e per due anni numero 1 sulla terra. Non lo dico per vantarmi, lo dico per capire che significa: eh ma l’età moderna”.
Il grande Gianni Clerici telecronista
La chiosa finale sull’amico e unico Hall of Famer italiano insieme a lui, Gianni Clerici:
“Clerici e Tommasi non erano mica telecronisti. Erano la legge. Non mancavano di rispetto allo spettatore dicendo: doppio fallo, nastro. Li vedevo anche io da casa. Loro raccontavano la storia della partita. Sa cosa facevano che non si fa più? Quando la regia inquadrava qualcuno in tribuna ti dicevano chi era, oppure erano onesti nel dire non so chi è”.
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