In un’intervista rilasciata all’ATP, il talento altoatesino Jannik Sinner si racconta. Dai primi anni con una racchetta in mano, fino al rapporto con Riccardo Piatti, molto più di un semplice allenatore.
Gli inizi di carriera
Sinner racconta dei suoi inizi di carriera sportiva (diviso fra calcio, sci e tennis) e la sofferta decisione di lasciare la famiglia e gli amici per raggiungere il successo:
“Ho iniziato a giocare a 3 o 4 anni, ma giocavo anche a calcio e sciavo. A 7 anni non ho toccato la racchetta per un anno. Mio padre poi mi disse di provare ancora. Da allora ho cominciato a divertirmi.
Mi è dispiaciuto lasciare i miei amici, mi è dispiaciuto smettere di giocare a calcio, lasciare lo sci e poi stare distante dalla mia famiglia; avevo deciso di giocare a tennis. Fu allora che decisi di lasciare casa, non è stato facile ma ora sono contento di quella decisione”.
Il rapporto con Riccardo Piatti
Jannik poi passa al rapporto con il suo allenatore, uno dei più importanti dell’intero circuito, Riccardo Piatti:
“A farmi decidere è stato anche il parere di Riccardo Piatti. Quando andai a giocare da lui lo vedevo contento mentre mi vedeva giocare. Erano tanti coach a dirmi che potevo giocare un buon tennis. Questo mi ha aiutato nel prendere la mia decisione, adesso devo ringraziarli”.
L’obiettivo di vita
La chiosa finale di Sinner è da campione vero, nonché da ragazzo molto più maturo dell’età anagrafica. Le sue parole:
“Per me la cosa più importante è essere un ragazzo gentile dentro e fuori dal campo”.
Che dire? Complimenti Jannik, con il tuo talento e la tua mentalità da gentiluomo, arriverai sicuramente lontano.
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