Il talento di Jasmine Paolini è fuori discussione. Gioca un tennis di anticipo, ha uno stile dinamico, piedi veloci e gioco aggressivo. Oltre chiaramente a un dritto potente e incisivo e un’accelerazione di rovescio incrociato che funziona molto bene.
Reduce dalla vittoria degli Assoluti, Jasmine è considerata da tutti gli osservatori una delle tenniste italiane attualmente più forti, come d’altronde conferma la sua posizione in classifica: oltre ad essere top 100, fino a marzo scorso è stata anche la numero uno italiana. Una consacrazione arrivata nel finale di stagione 2019, grazie a una considerevole scalata del ranking avvenuta nell’arco di due mesi.
Gran sorriso e simpatia coinvolgente, la raggiungiamo via webcam nella sua toscana, per una breve chiacchierata. Per parlare della bella vittoria appena ottenuta a Todi. Ma anche dei suoi prossimi passi e dei nuovi obiettivi. Per Jasmine, l’atteggiamento giusto da avere sul campo è giocare divertendosi. Non si ispira ad alcuna top ten; adora Federer, ma non ha riferimenti nel circuito femminile. In questo periodo sta lavorando molto sul servizio e nel 2021 punta ad essere tra le prime 50 tenniste al mondo.
Jasmine, sei ripartita alla grande vincendo i campionati Assoluti, cosa non scontata vista la lunga pausa di gioco. Che sensazione hai provato nel tornare in campo e soprattutto cosa hai provato nel diventare campionessa italiana? È stato davvero molto bello. All’inizio devo dire anche piuttosto complicato, visto che le prime partite del torneo non sono andate benissimo e non avevo sensazioni buone né con il campo né con le palline. Poi fortunatamente è andata meglio, mi sono adattata alla competizione e alla fine mi sono anche divertita. Una cosa che mi era mancata, sinceramente. Dovevo difendere le aspettative e sono partita male. Fortunatamente poi mi sono sciolta e ho trovato la giusta confidenza con il campo.
Sei stata concreta nel rimontare partite che si erano complicate e questo dimostra il tuo atteggiamento, positivo e maturo, in grado di uscire a testa alta dai momenti complicati. All’inizio sì, ho sofferto un pochino, ma in quei momenti ho cercato di affidarmi comunque all’esperienza. E ho cercato di approfittare dei momenti in cui le avversarie sono calate. Poi la semifinale è andata bene e alla fine sono arrivata in fondo.
D’altra parte essere tra le prime 100 significa concedere pochissimo alle avversarie e sfruttare tutte le occasioni… Sì, vero. Non ho mai mollato e sono sempre stata lì. Nei prossimi tornei, però, vorrei partire meglio, perché non sempre le avversarie ti danno la chance per rientrare in partita, soprattutto nei tornei in cui partecipano tutte le giocatrici.
A proposito di ripartenza, come te la immagini in termini di misure di sicurezza. Come sarà giocare a porte chiuse? Parto dall’esperienza di Todi, che è stata molto positiva dal punto di vista della sicurezza. È stato tutto impeccabile e mi aspetto che anche la Wta farà in modo che si potrà giocare senza alcun tipo di problema. Certo, farlo senza spettatori sarà tutta un’altra cosa, sarà meno bello ed emozionante. Gli Us Open saranno molto diversi. A Palermo, invece, da quello che ho capito, dovrebbe esserci un pubblico ridotto e questo non sarebbe affatto male. Come dire, meglio poco che niente. Anche perché il fatto di poter giocare in Italia davanti al proprio pubblico penso sia una delle cose più belle a cui possa ambire uno sportivo. In ogni caso sono molto contenta che si ricomincerà a giocare.
Visto che stiamo parlando di ripartenza e misure di sicurezza, vorremmo chiederti un giudizio sulla gestione dell’Adria tour e su Djokovic. Guarda, quello che penso di quella faccenda è che sicuramente poteva essere gestita in modo migliore. Certo, nessuno poteva pensare al peggio, anche perché probabilmente lì c’erano pochi contagi. E alla fine non mi sento nemmeno di dare la colpa a qualcuno. Ma è chiaro che un po’ di cautela in più avrebbe dovuto esserci.
Prima di iniziare l’intervista parlavamo di Palermo e di quanto ti sei divertita contro la Bertens l’anno scorso, quando le hai dato del filo da torcere. Anche se a fine match non hai avuto la meglio, pensi che giocare divertendosi sia l’atteggiamento giusto per portare a caso un risultato? Sì, divertirsi è sicuramente la chiava giusta, anche perché se ci pensi si inizia a giocare per quello, almeno per me è stato così. Nelle partite in cui mi diverto riesco a dare il meglio e spesso la cosa mi aiuta a vincere. Poi è chiaro che mi diverto meno quando gioco male, visto che non riesco ad avere il giusto approccio. E poi ci sono partite, come quella dell’anno scorso contro la Bertens a Palermo, in cui per assurdo riesco anche a divertirmi nonostante la sconfitta. Perdo, ma allo stesso tempo rimango soddisfatta per l’approccio avuto nella partita, per il giusto atteggiamento tenuto in campo, un po’ come accaduto in quel caso.
Dal punto di vista tecnico sui cosa stai lavorando in questo periodo? Molto sul servizio, e in parte anche sulla difesa. E poi cerco di lavorare anche su un aspetto dell’atteggiamento molto importante, ovvero cercare di giocare tutti i punti con una concentrazione elevata.
Hai un bellissimo gioco d’anticipo e piedi veloci. Quando eri giovanissima sei stata anche paragonata alla Hingis. A chi ti senti vicina. Sinceramente non saprei dirti a chi mi sento più vicina a livello di gioco. Non ho una grande tennista di riferimento a cui mi ispiro. Mi piace molto il gioco di Federer, ma nel circuito femminile non ho riferimenti.
Passiamo ad alcune curiosità. Intanto vorremmo sapere, visto che hai uno spirito combattivo sul terreno da gioco, com’è Jasmine nella vita di tutti giorni. Sei combattiva sempre oppure quando entri in campo ti trasformi? Devo dire che sono una persona abbastanza tranquilla nella vita di tutti i giorni, anche se poi è chiaro che se c’è qualcosa che non mi piace mi agito. Diciamo che mi reputo abbastanza tranquilla, ma non troppo. E se c’è un momento in cui bisogna confrontarsi non mi tiro indietro.
Come ti prepari prima di una partita? Indossi cuffie per isolarti e concentrarti ascoltando musica? Hai rituali particolari? No, non ho particolari riti e non ascolto la musica. Semplicemente mi scaldo a dovere e poi magari ripenso ai consigli che il coach mi ha dato sul mio tennis o sulla mia avversaria. Mi scaldo, parlo due-tre minuti con il coach, ed entro in campo.
Hai iniziato a giocare all’età di 5 anni, ora ne hai 24. Quando ti sei resa conto di essere di un livello superiore e di poterti confrontare con chiunque? Vediamo… Ho iniziato a crederci davvero quando sono andata a Tirrenia all’età di 15 anni. Prima tutto questo era quasi un sogno per me, qualcosa di astratto. Lì invece ho capito davvero quello che dovevo fare, ho compreso quali fossero le cose di cui avevo bisogno, a partire dal giusto allenamento fisico. Insomma, tutto quello che serve per ambire a diventare una giocatrice professionista. E lì ho cominciato a crederci per davvero. Prima non avevo la strada ben chiara.
Slam più ambito? Roland Garros e Us Open. Wimbledon ha una storia particolare, è il torneo dei tornei, ma sinceramente penso di trovarmi meglio con i primi due.
Ora che sei a Top 100 immaginiamo che dovrai rivedere i tuoi obiettivi. Per il 2020 diciamo che mi basta ripartire bene. Poi, in effetti, per il prossimo anno vorrei puntare alla top 50.
Intanto ti stai scambiando la posizione della numero uno italiana con la Giorgi. Che sensazione hai provato ad essere la tennista italiana più forte? Beh, devo dire che l’obiettivo cui ambivo da parecchio tempo era la top 100, non pensavo sinceramente al numero 1 in Italia. Ero felicissima di essere tra le prime 100 giocatrici e quando ho realizzato di essere anche la tennista italiana più avanti di tutte è stato ancora più bello.
Ultima domanda: elenco super sintetico dei prossimi tornei ai quali intendi partecipare? Palermo, probabilmente Praga, poi Cincinnati (che si giocherà a New York) e gli Us Open.
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