Tra polemiche e buon tennis, l’Adria Tour
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Nell’ultimo fine settimana (13-14 giugno) si è giocato a Belgrado il primo torneo di esibizione in vista della ripresa del tennis vero e proprio, tra polemiche e buon tennis, l’Adria Tour. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa è successo sugli spalti e in campo.

Il ritorno in campo

Il match di apertura è stato un doppio misto, in onore della Serbia, paese ospitante, che ha visto in campo da un lato Novak Djokovic e Jelena Jankovic e dall’altro Nenad Zimonjic in coppia con Olga Danilovic. Abbracci e foto di rito hanno caratterizzato il primo (e purtroppo non unico) incontro, mentre dagli spalti la folla incitava i propri idoli, sempre in barba alle regole mondiali di distanziamento sociale.

Il torneo, altro che UTS e risposte ai fan sui social

Prima di entrare nel dettaglio del torneo è bene ricordare le regole (ispirate alle Next Gen ATP Finals) ed i partecipanti. Al contrario dell’UTS di Patrick Mouratoglu, gli incontri si sono svolti al meglio delle tre partite, la novità sta però nel numero di giochi da vincere per portarsi a casa una partita (4) e la mancanza dei vantaggi (sul 40-40 si gioca un punto decisivo). I giocatori sono divisi in due gruppi e i vincitori di ogni gruppo si sfidano nella finale che decide il vincitore del torneo. Tra i partecipanti spiccano giocatori di assoluto livello, oltre al già citato n.1 del mondo. Ai blocchi di partenza si sono presentati: Alexander Zverev, Grigor Dimitrov, Dusan Lajovic, Dominic Thiem, Damir Dzumhur (sostituito da Nikola Milojevic per un infortunio occorso alla prima partita), Victor Troicki e Filip Krajinovic.

È già buon tennis

Malgrado non si possa parlare di match di altissimo livello (la forma migliore è ancora lontana), i tanti tifosi accorsi sugli spalti non si sono potuti di certo lamentare. Nei due “gironcini” hanno ottenuto il primo posto Dominic Thiem e Filip Krajinovic, che hanno dato via ad una bella finale, vinta dall’austriaco per 4-3 (7) 2-4 4-2.

In Serbia il virus non fa più paura?

Oltre al commento sportivo c’è da fare un commento sulla situazione generale. La terza tappa dell’Adria Tour (il torneo è itinerante e toccherà quasi tutti gli stati balcanici), quella che si doveva tenere in Montenegro, è stata cancellata. Motivo? La Serbia non è tra i paesi che possono varcare i confini nazionali in questo momento. Un altro appunto deve necessariamente essere fatto sulla sicurezza e il mantenimento delle distanze sociali. Abbiamo visto abbracci, foto, tifosi accalcati sugli spalti (non è bastato il derby di Belgrado davanti a 20000 persone per sensibilizzare le persone sulla questione) e addirittura un bambino sceso dagli spalti che impugnava la racchetta usata da Troicki per fare alcuni scambi con Djokovic. Possiamo dire che tutto questo è troppo. In Serbia si sta ragionando come se il virus non esistesse, ma la cosa più grave è che tutto è stato organizzato da Novak Djokovic, grande oppositore alla riapertura del tour mondiale “finché non ci sarà una completa sicurezza per giocare l’evento”. La domanda sorge spontanea: caro Novak, in Serbia il virus non ti fa paura?

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