Era il 5 giugno 2005. Il teatro, quello delle grandi occasioni. Il campo centrale del Roland Garros, il tempio della terra rossa. L’appuntamento era quello con la storia: Rafael Nadal da due giorni aveva compiuto 19 anni. Davanti al ragazzo di Manacor – che quell’anno esplose in tutta la sua strapotenza tennistica – l’argentino Mariano Puerta.
Rafa aveva già stupito tutti, con un cammino sontuoso fino alla finale, coronato dall’eliminazione del Re Roger Federer in semifinale, in uno dei primi incontri di quella che sarebbe diventata una delle più grandi rivalità della storia dello sport. Benché nessuno credesse davvero in lui all’inizio del torneo, Nadal è ora in finale da favorito. Nonostante “l’incoscienza di quando si è giovanissimi”, gli tremano un po’ le gambe.
Perde il primo, poi si rimette in piedi, si riassesta, combatte e vince. E’ il primo titolo in un torneo del Grande Slam per quello che diventerà l’atleta spagnolo più grande di sempre. E’ il primo trionfo a Parigi. Ne arriveranno altri undici. Ma il primo non si scorda mai.
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